di Pino Di Blasio
Edriss ha 29 anni, Sayeeda 27. Vengono da Kabul, o almeno venivano dalla capitale afghana. Perché per mesi, da quando il governo dell’Afghanistan è collassato in poche ore in agosto, hanno provato a venire a studiare in Italia. "Siamo andati prima in Pakistan - racconta in farsi Edriss, tradotto in inglese da un altro studente, Rahim, che frequenta da settimane il corso di engineering management all’Università di Siena - e poi per 45 giorni in Iran, in attesa dei visti. Ora vogliamo solo cominciare a studiare, ci impegneremo al massimo. Io e mia sorella seguiremo il corso di ingegneria al secondo livello e di informatica al primo. Studiavamo all’università di Kabul, prima che tutto crollasse".
Edriss e Sayeeda, fratello e sorella, sono riusciti ad arrivare in Italia, grazie a un’altra sorella, Parwana, che lavora a Roma presso l’associazione Gustamundo. Da Parwana e dalla cucina multietnica è partita una catena di solidarietà e protezione internazionale, che ha coinvolto anche Giovanna Romano, presidente del gruppo stampa Siena, che ha messo in contatto l’associazione Gustamundo con l’università e il team internazionale del rettore Francesco Frati.
"Nell’agosto 2021, a pochi giorni dalla partenza degli ultimi ponti aerei, alcuni colleghi della Rai mi hanno chiesto un aiuto per mettere in contatto Gustamundo con i referenti giusti all’interno dell’Università e consentire ai due fratelli di lasciare l’Afghanistan con un permesso di studio - ha detto Giovanna Romano -. Abbiamo costruito una catena umana di solidarietà che ha legato Kabul, Siena e Roma: non è stato facile tenere alta l’attenzione e la speranza in questi lunghi mesi segnati da tante avversità e contrattempi".
"Sono soddisfatto per la felice conclusione di questa vicenda - ha dichiarato Pasquale Compagnone dell’Associazione Gustamundo -. Abbiamo riacceso le loro speranze di continuare a studiare e siamo contenti per aver contribuito alla realizzazione del loro sogno di riscatto. Speriamo si concretizzi lo stesso percorso anche per le altre due sorelle bloccate a Kabul".
Secondo le stime dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati solo il 3 per cento dei rifugiati ha accesso all’istruzione superiore. Dietro il felice epilogo della storia di Edriss e Sayeeda, come di quella di Rahim e di altri sette studenti afghani accolti a Siena, ci sono tanti enti coinvolti. Dall’azienda regionale per il diritto allo studio al Comune di Siena, con il quale l’Università ha firmato una convenzione. Ricordata ieri dall’assessore ai servizi sociali Francesca Appolloni. I due studenti sono ospitati presso la residenza universitaria di Uopini e possono già frequentare la mensa, oltre ad aver ottenuto una borsa di studio Dsu.
Fratello e sorella erano spaesati ieri nell’ufficio del Rettorato, hanno ringraziato tutti i presenti. E hanno lasciato spazio a un più spigliato Rahim, che ha già eletto Siena come sua sede di studi. E che ha una storia ancora più intricata alle spalle. "C’è grande gioia per questo programma di supporto internazionale - racconta il giovane studente di management - soprattutto in questo momento in cui in Afghanistan viene negato alle ragazze il diritto di studiare. E’ accaduto l’altro giorno con il dietrofront dei talebani".
"Sono contento di accogliere Sayeeda e Edriss, che da oggi diventeranno parte della nostra comunità universitaria - ha detto il rettore Francesco Frati - . Siamo anche orgogliosi degli sforzi fatti e dai numerosi partner che abbiamo incontrato lungo questo percorso di solidarietà e accoglienza. Un percorso che offre nuove prospettive di studio a due giovani afghani".