REDAZIONE SIENA

Effetto crisi La Y storica cambia pelle Anche le grandi marche ora fuggono

Da Furla a Benheart passando per Lindt e arrivano alle librerie. Tutte le vittime illustri del centro. Così negli ultimi sei mesi la città si è trasformata. E i fondi sfitti con vista Grande Bellezza aumentano.

Anche la route storica del commercio senese, la y che percorre via Montanini e Banchi di Sopra per poi diramarsi in via di Città e Pantaneto, sta progressivamente cambiando faccia. Sintomo dei dati demografici dell’imprenditoria senese, che ci raccontano di una città che ogni anno vede diminuire il numero di attività commerciali al dettaglio che scelgono di operare nel centro storico: nel 2012 erano 322, nel 2019 se ne contavano 293, a giugno 2022 ne rimanevano 275.

Numeri che non confortano e probabilmente destinati a scivolare ulteriormente verso il basso, soprattutto se andiamo a guardare quanto accaduto negli ultimi 6 mesi con le ennesime chiusure. In ordine di tempo, l’ultimo grande vuoto lasciato nella pancia del commercio senese è quello di Furla, con l’azienda di pelletteria bolognese che ha deciso di mandare agli archivi l’ormai ventennale attività lasciando scoperto un fondo nevralgico e ben visibile come quello a due passi dalla Croce del Travaglio. E a pochi metri da Carpisa, un’altra grande marca che ha già dato il via al fuori tutto e sembra poter chiudere a breve i battenti della rivendita cittadina. Un fenomeno che ha lasciato profondi solchi nell’economia della città del Palio, mietendo vittime illustri: come Benheart, la favola chiusasi nel silenzio lasciandosi dietro uno spazio ancora sfitto in via Pianigiani, o la vicina Sartoria Rossi. Anche FourLoves in Banchi di Sotto rimane chiusa, la cioccolateria Lindt è stata sostituita dalla Conad Today in via di Città così come Liberty ha lasciato spazio a Legami, la cartoleria adesso nel cuore di Banchi di Sopra, mentre la libreria Palomar non accoglie più i suoi clienti in via Rinaldini. Ed è proprio quella delle librerie una delle situazioni più curiose dell’evoluzione commerciale senese: nei fondi ex Feltrinelli nel corso cittadino, ha aperto da qualche mese un negozio di abbigliamento a guida cinese, mentre a Furla – che proprio di una libreria storica come quella Bassi aveva preso il posto – potrebbe subentrare un grande marchio dell’editoria italiana.

L’alternativa, anche qui, sembrerebbe quella di un negozio di oggettistica a basso costo. Il grande successo delle attività di ristorazione, che aumentano costantemente in numero e offerta, la crisi post pandemica e l’impennata dei costi in bolletta, l’aperta sfida di franchising e multinazionali ai piccoli commercianti, l’ormai fin troppo nota questione degli affitti inarrivabili: fattori non trascurabili di un commercio che cambia anche a Siena mentre sullo sfondo rimane il tema della salvaguardia del centro storico. E mentre chi arriva in città banchetta tra ristoranti ed enogastronomia, non resta che riflettere e ingoiare il boccone amaro dei fondi vuoti e delle attività in crisi.

Andrea Talanti