DI
Cronaca

Elogio del quattrogiornista. Perchè chi sa solo di Palio non sa niente di Palio

Da Giulio Pepi a José Mourinho le lezioni per ridare leggerezza alla Festa. Protocolli, codici, regolamenti e riti l’hanno ’ingessata’. Le Contrade al centro.

Elogio del quattrogiornista. Perchè chi sa solo di Palio  non sa niente di Palio

Una foto d’archivio di Giulio Pepi, testimone della sacralità delle Contrade e del Palio

di Pino Di Blasio

Ma sono convinto che hanno ragione Giulio Pepi e José Mourinho. Il primo per come interpretava il Palio su La Nazione. Il secondo serve da citazione. "Chi sa solo di Palio non sa niente di Palio". Se mettete la parola calcio al posto di Palio, capirete la frase di José.

Fu Guido Parigi Bini a presentarmi Giulio Pepi nella redazione de La Nazione. "Giulio, ti presento Pino Di Blasio, un nuovo collega". "Accidenti a Garibaldi" fu la replica di Pepi. Da lì iniziò un rapporto davvero particolare, tra uno dei custodi più ferrei della tradizione e della storia della città e della festa, e un giovane cronista ’terrone’. Dopo Daniele Magrini toccò a me ’passare’ i suoi pezzi, titolarli e mettere le foto. Giulio Pepi non tollerava che la Nazione scrivesse articoli sui palii degli altri, da Asti a Legnano, da Fucecchio a Bientina. Roberto Morrocchi e l’indimenticato Lello Ginanneschi dovevano approfittare di distrazioni del nostro per scrivere chi aveva vinto. Pepi regalò a Parigi una bottiglia di barbaresco, per ricordargli che chi cura i cavalli in Contrada è il ’barberesco’, non il vino. Ogni intervista a un priore di Contrada ruotava sul concetto di "ampliare i confini del bando di Violante", sullo ’jus sanguinis’ e non più lo ’jus loci’, impossibile in una città dentro le mura che si stava svuotando di senesi, che nascevano tutti fuori dalla cinta. E non potevano essere giraffini o civettini per esser nati nel Castellare o in Provenzano.

Soprattutto una cosa fa di Giulio Pepi un maestro che va ascoltato oggi. Al centro del Palio c’è la Contrada, non fantini o cavallai. Ralf Dahrendorf, un gigante della politica e della cultura europea, prese a modello le Contrade di Siena per indicare ai Paesi dell’Est Europa che erano uscite dal giogo sovietico, una delle strade possibili per ricreare le società civili in Stati disabituati alla democrazia. Anche il sindaco Nicoletta Fabio ha scandito che "la Contrada è vita, non il Palio", accostando i rioni ai pianeti del cosmo.

Oggi il Palio è diventato troppo ’pesante’: riti, appuntamenti, doveri, passaggi, protocolli, regole, ordinanze, norme, cerimonie l’hanno ingessato come una mummia. Ogni paliotto da qualche parte, corsa di addestramento, previsita, viene seguito da decine di contradaioli e raccontato in troppi articoli. Pepi scriveva di Palio solo quando bisognava scrivere di Palio. Era una Festa, cerchiata in rosso nel calendario di Siena. Se si parla di Palio tutti i giorni, se si vive e si racconta ogni momento, non è più tale. Parafrasando Pieraccioni, il Palio si vive solo una decina di giorni all’anno. Tutto il resto fa volume. L’imperativo è ridare leggerezza al Palio, sottrarre cose inutili per raccontarlo.

Seguire il consiglio che Emilio Giannelli elargì alla folla di contradaioli che lo applaudivano per il suo drappellone. Giannelli è "un quattrogiornista", è un dragaiolo nell’anima, non credo sia mai andato a Fucecchio o a Monticiano. Sono proprio i ’quattrogiornisti’ coloro che potranno restituire alla Festa l’allegria, le emozioni che ti fanno battere il cuore nei quattro giorni consacrati. Se Piazza del Campo è sempre più vuota di senesi, se non c’è più quello spettacolo di fazzoletti agitati al passaggio del Carroccio, con ogni Contrada che aveva il suo ’spicchio’ della Conchiglia, è anche perché tanti senesi vivono per il Palio troppi giorni.

Tanti sono diventati esperti di cavalli, spesso sedicenti. C’è differenza tra un contradaiolo che vive per il Palio e un fantino o un allevatore che vive di Palio. Per loro la Festa è lavoro, guadagno, è il pane con abbondanza di companatico. Per i contradaioli non è una professione, ma passione. Il quattrogiornista vuole che la Contrada cresca, ama la Festa, ma non vive per cavalli e fantini. Il Palio è uno stato d’animo. Gli egiziani usavano la piuma della dea Maat per pesare l’anima. E cosa c’è di più leggero di una piuma?