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False cittadinanze ai brasiliani. Ad aprile si apre il processo anche per un dipendente comunale

Una costola dell’inchiesta di Ivrea riguarda Asciano. Un altro senese, residente a Torino, ha patteggiato

Le indagini erano state svolte dai carabinieri (foto d’archivio) Hanno consentito di individuare una società che svolgeva intermediazione verso terzi di nazionalità brasiliana per la cittadinanza: serve un processo per fare chiarezza

Le indagini erano state svolte dai carabinieri (foto d’archivio) Hanno consentito di individuare una società che svolgeva intermediazione verso terzi di nazionalità brasiliana per la cittadinanza: serve un processo per fare chiarezza

di Laura ValdesiSIENAPresunte false cittadinanze italiane a brasiliani, servirà un processo per fare chiarezza sulla vicenda frutto di un’inchiesta della procura di Ivrea su fatti del 2019. Ad essere rinviato a giudizio anche un dipendente comunale di Asciano, difeso dagli avvocati Luca Perinti e Antonio Sculli: il dibattimento si apre il 3 aprile.

Fra gli imputati l’ex sindaca di Lauriano, un centro della provincia di Torino dove sarebbero state concesse decine e decine di cittadinanze jure sanguinis illegali, secondo gli investigatori. Ha invece già patteggiato due anni e mezzo in sede di udienza preliminare un uomo originario di Siena, 75 anni, che vive da tempo in Piemonte, difeso dall’avvocato Tommaso Servetto. L’anziano, secondo l’accusa, avrebbe fatto da trait d’union con una società brasiliana con sede a San Paolo che avrebbe favorito l’arrivo di cittadini sudamericani a Lauriano e in un caso anche ad Asciano, adoperandosi per fare ottenere loro la residenza italiana e poi appunto la cittadinanza.

Nel caso di Asciano, i carabinieri che hanno indagato sostengono che sarebbe stata commessa una presunta falsità ideologica per favorire una famiglia di tre persone, composta da padre, madre e figlia minorenne. Sarebbe stato attestato, compiendo atti contrari ai doveri di ufficio, che esistevano i requisiti per ottenere la residenza nel comune delle Crete. A partire dal fatto che i tre vivevano in un’abitazione di proprietà dei parenti dell’imputato nonostante si fossero in realtà trasferiti ad Arzachena, in provincia di Sassari. Per questa operazione sarebbe stata sborsata dallo straniero alla società brasiliana una cifra pari a 8mila euro. Fra le accuse mosse al dipendente comunale anche quella di aver ricevuto una somma di denaro che tuttavia non è mai stata quantificata dagli investigatori e di cui non si è trovata traccia. Quando esplose il caso, attraverso i propri legali nel 2023, ribadì di aver sempre eseguito formalmente il suo lavoro in modo corretto, in ogni circostanza.