PINO DI BLASIO
Cronaca

Come è cambiato il fantino da Palio, l’analisi del Pesse

Dal Gobbo Saragiolo a Aceto e Tittia. Giuseppe Pes: "Atzeni è bravo, è sempre concentrato. Sono cambiati i capitani, sono con il numerino al banco dei salumi ad aspettare il loro turno"

Come è cambiato il fantino da Palio, l’analisi del Pesse

Siena, 5 luglio 2023 – Il Gobbo Saragiolo , per l’anagrafe granducale Francesco Santini, 15 Palii vinti dal 1823 al 1860, nel luglio 1855 montò nella Selva su uno dei cavalli favoriti. Andò dritto a San Martino, volontariamente. E ai contradaioli della Selva delusi, disse: "Ma che dovevo vincere per voialtri miseroni, che mi davi 140 monete, mentre ne ho guadagnate 170?" (cit. Figuriamoci Siena Il fantino ). Angelo Meloni, in arte Picino, 13 Palii vinti, rimproverò Ganascia per averlo nerbato nel suo ultimo Palio del 1933, nonostante fosse un povero vecchio. Allora erano davvero assassini, i fantini del Palio. Corrotti e corruttibili con pochi soldi, mercenari e servi ubbidienti dei capitani di Contrada. Poi arrivò Aceto e li fece diventare professionisti, cancellando quell’odiosa consuetudine di girare con il cappello in mano dopo il Palio vinto per raccogliere le mance elargite dai contradaioli. Aceto fu il primo professionista, Giuseppe Pes, in arte il Pesse, fu il suo erede, un professionista tecnico specializzato. Luigi Bruschelli, Trecciolino, è stato il manager laureato. Tittia ha salito un altro scalino, è l’amministratore delegato della Palio spa.

Il Pesse è d’accordo con questa analisi sull’evoluzione?

"Aceto ha trasformato il fantino - è la prima risposta del Pesse - in un lavoro vero e proprio. Con le sue vittorie, il suo modo di fare, ha fatto conoscere il Palio in tutto il mondo. Poi siamo arrivati noi, io, Bastiano e Cianchino e i dirigenti di Contrada stimolavano la concorrenza, ci mettevano uno contro l’altro. I capitani soprattutto si mettevano nella condizione di voler fare loro il Palio, decidendo anche chi doveva vincere tra i fantini".

Venti anni fa avevano più potere capitani e Contrade?

"Indubbiamente. Venivano coinvolti in tutte le scelte, erano anche registi di strategie. Facevano il Palio, non lo subivano. Anche se il termine è un po’ forte".

Forte ma esatto...

"Il giorno chiave è stato il 29 giugno, la scelta dei cavalli. I capitani hanno preso decisioni condizionate, poi tutto è venuto di conseguenza, anche le monte".

Tittia esagera nel voler decidere tutto?

"Fa il suo lavoro con convinzione, cosa puoi obiettare a un fantino che vince 5 Palii di fila? Ha un progetto che sta portando avanti, non sta sbagliando nulla e i risultati sono a suo favore".

Fa bene a voler vincere sempre? Voi qualcosa concedevate agli altri..

"Io ho vinto 9 volte, Cianchino 8 poi c’era Bastiano e qualcun altro come Coghe. Se continua così, Tittia ammazzerà il Palio. I dirigenti sembrano davanti al banco dei salumi, con il numerino ad aspettare il loro turno per montare Tittia. Ma potrebbe non arrivare mai. Il 2 luglio sei Contrade non si sono divertite".

Secondo me sono 8..

"Non solo non si sono divertite, ma non hanno nemmeno guadagnato. Il budget della Selva era sicuramente inferiore a quello della Chiocciola, dell’Istrice o del Nicchio".

Vale ancora l’aspetto economico nel Palio di oggi?

"Io lavoro in Francia, non seguo il Palio tutti i giorni. Oggi i fantini guadagnano abbastanza, quando arrivano al 29 hanno già un bel budget nelle loro casse. Far vincere una o l’altra Contrada a volte è superfluo. Sono già sistemati economicamente, girano molti più soldi di quando si montava noi".

E poi tutte le Contrade hanno budget più o meno alti.

"Quando alla tratta arrivi che hai già tanto fieno in cascina, non corri più con il coltello tra i denti. Noi volevamo vincere per guadagnare, oggi sono bravi professionisti ma non hanno la fame di vittoria e di soldi".

Cosa diresti ai rivali di Tittia?

"Se vogliono tornare a vincere, devono organizzarsi. Lasciare meno spazio a Tittia, non concedergli tutto. Ho parlato con alcuni di loro la mattina della Tratta. ’Ragazzi, svegliatevi, altrimenti resta solo lui’. E poi alla fine Tale e quale non è stato scelto".

A Scompiglio e Gingillo, che i Palii li hanno vinti?

"Devono lavorare di più durante l’anno, dovranno trovare un’intesa piena tra loro e coinvolgere anche gli altri fantini che non sono nell’orbita di Tittia. In questo Palio ha messo a cavallo altri sette fantini, non sarà facile limitare questo strapotere".

Non è stato un regalo, però; Tittia se l’è conquistato.

"E’ una macchina da guerra, alla mossa è sempre concentrato, non si distrae mai. Ha evitato le scintille tra Torre e Onda, è riuscito a partire primo. E’ bello vederlo montare a cavallo. Non si vincono 5 Palii di fila se non sei bravissimo. Va anche detto che la prematura scomparsa di Brio, che era l’altro principe in Piazza e aveva la sua rete di alleanze, ha agevolato l’ascesa di Tittia".

Ai capitani cosa consiglia?

"Le Contrade che sono nell’orbita di Gingillo e Scompiglio devono capire che serve fare rete. Trovare alleati facendo montare altri fantini. Ma soprattutto devono riprendersi il bastone di comando del Palio. Quando io vincevo negli anni ’90, per me non era facile imporre le monte ai dirigenti. A loro piaceva fare il Palio da soli. Non mi facevano dispetti alla mossa, ma volevano decidere come fare il Palio".