PAOLA TOMASSONI
Cronaca

Farmaco sperimentale sospeso, il paziente muore per tumore: policlinico condannato a pagare

L’azienda ospedaliero-universitaria condannata a pagare 40mila euro per aver interrotto l’immunoterapia, dopo lo stop della casa farmaceutica. Le due figlie dell’uomo vincono anche il ricorso in appello

Siena, 15 maggio 2024 – Il farmaco immunoterapico viene sospeso e il paziente muore: entro questi confini si consuma la vicenda giudiziaria che ha portato la famiglia della vittima a far causa all’Azienda ospedaliero universitaria Senese, condannata a pagare 40mila euro, per ‘danni da perdita di chance’. E l’Azienda ospedaliera annuncia il ricorso alla Corte di Cassazione. A ripercorrere la storia è l’avvocato Fabio Trapuzzano: "Il caso riguarda il signor Felice Esposito di Lamezia Terme che nel 2011 scoprì di avere un tumore alla prostata aggressivo e già metastatico. Dopo un tentativo infruttuoso di arrestare la malattia con la chemioterapia ed ormonoterapia viene arruolato in una sperimentazione condotta dal dottor Michele Maio e dalla dottoressa Anna Maria Di Giacomo, con un anticorpo monoclonale denominato Ipilimumab all’ospedale universitario di Siena. Il farmaco nel giro di pochi mesi fa scomparire ogni traccia di malattia ed il paziente, miracolosamente, da quasi allettato e terminale che era prima della terapia, riprende una vita normale".

Poi la svolta: "Nel 2014 la casa farmaceutica decide di interrompere la sperimentazione, in quanto il farmaco non avrebbe dato risposta statisticamente significativa e l’Esposito chiede di poter continuare la cura ma i due medici senesi gliela negano, affermando che non la si può più ottenere". Fatto sta che a pochi mesi dalla sospensione del farmaco la malattia riprende il suo corso e nell’arco di un anno e mezzo, nel giugno 2016, il paziente muore. Sono quindi le due figlie a chiamare in causa l’ospedale senese ed i due medici per responsabilità: la vicenda giudiziaria ha un primo esito nell’agosto 2021 con la sentenza del Tribunale di Siena che sostiene che "i sanitari – spiega l’avvocato - sono stati responsabili della ripresa della malattia e di conseguenza della morte per aver interrotto la cura, che poteva invece essere proseguita se avessero fatto richiesta ad uso compassionevole, ai sensi del DM 8/5/2003, all’azienda produttrice".

Nel marzo 2023 arriva la conferma della sentenza dalla Corte di Appello di Firenze, cui hanno fatto ricorso i medici. "I familiari della vittima – conclude l’avvocato - hanno condotto questa battaglia giudiziaria non per ragioni risarcitorie, ma per affermare il diritto del babbo a proseguire la cura ingiustamente interrotta. E perché non succedano più casi simili". "Si precisa che il contenzioso è ancora pendente" fa sapere il Policlinico che, insieme ai professionisti dell’Immunoterapia Oncologica, il 13 maggio 2024 ha depositato ricorso dinanzi alla Corte di Cassazione.

“Nelle more della definizione del giudizio – si legge nella nota dell’ospedale - si precisa che lo studio sperimentale cui era sottoposto il signor Esposito è stato chiuso, stante gli esiti negativi dello stesso peraltro pubblicati sulla rivista Lancet Oncology già nel 2014. L’interruzione dello studio sperimentale è stata regolarmente notificata ed approvata da AIFA. Quanto alla richiesta di somministrazione del farmaco al di fuori della sperimentazione, si precisa che il professor Maio e la professoressa Di Giacomo erano impossibilitati ad effettuare tale richiesta proprio si sensi del DM del 2003 ed è sulla esatta interpretazione di tale norma che è stata chiamata a decidere la Corte di Cassazione, ritenendo di non poter condividere il principio espresso dalla Corte di Appello di Firenze".