Femminicidio emergenza culturale

I dati in Italia e in Toscana non migliorano: motivi psicologici, economici e culturali dietro al fenomeno

"E ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai…", canta Ermal Meta. E invece colpisce spesso. La voce ‘femminicidio’ indica la più estrema forma di violenza contro una una donna, l’uccisione. Il 60% avviene per mano del partner o di altri membri della famiglia, ma dietro ci sono spesso anni di violenza di genere, soprattutto psicologica. Gelosia e rifiuto dell’abbandono sono i principali motivi. Le regioni più colpite sono il Sud Africa, il Sud America, i Caraibi e l’America centrale. L’Europa registra meno delitti: questo mette direttamente in relazione povertà e cultura con il fenomeno, non a caso nel 2020 il numero dei femminicidi è incrementato in tutto il mondo a causa del lockdown e della crisi economica, poiché le donne sono state più vicine al partner e alla famiglia. Una conferma: il 40% delle vittime in Toscana, dichiara il report ufficiale, non ha reddito.

Secondo un articolo dell’UniPd, nel 2020 gli omicidi sono calati in Italia, ma non i femminicidi (91) e l’Istat riporta che nel 2020 le chiamate al numero antiviolenza (1522) superano quelle degli anni precedenti del 15 %. Le vittime in Italia sono per il 56,8 % al Nord (Lombardia e Piemonte 36 %), mentre in Toscana in 14 anni sono avvenuti 117 femminicidi, in media 8,3 all’anno, una donna ogni 43 giorni. Il dato che ci impressiona di più è questo: in Italia il 31,5 % delle donne dai 16 ai 70 anni ha vissuto nel corso della propria vita una forma di violenza fisica o sessuale.

In alcune parti del mondo, come Asia e Afghanistan, esistono i cosiddetti ‘femminicidi d’onore’. In Africa, Asia e in alcune Isole del Pacifico tuttora molte donne sono uccise per stregoneria. In diverse società le donne non hanno consapevolezza del significato di ’violenza contro le donne’, perciò possono mostrare maggiore tolleranza verso l’abuso psicologico o fisico. E’ evidente che, oltre al benessere, la cultura e il progresso civile giocano un ruolo fondamentale ma anche in Italia fino a 40 anni fa esisteva ancora il delitto d’onore: la prima legge per combattere la re è nata nel 2013. Per la legge italiana non c’è differenza tra l’uccisione di un uomo o di una donna, ma ci sono aggravanti se la donna è in stato di gravidanza, oppure quando il colpevole è il coniuge: può essere allontanato dall’abitazione e controllato con il braccialetto elettronico. Nel caso di atti persecutori (stalking) è possibile ricorrere alle intercettazioni telefoniche.

Ciò che noi ragazzi possiamo cambiare è la cultura: il cambiamento deve avvenire soprattutto nelle nuove generazioni, per educarle ad allontanarsi dagli stereotipi e dalla discriminazione di genere. In Toscana il 41,8% degli uomini autori di violenze ha la licenza media. L’obiettivo è semplice: imparare il rispetto della persona e dei diritti umani.