REDAZIONE SIENA

’Ferite a morte’, le violenze in scena

Serena Dandini domani ai Rozzi: "Monologhi scritti anni fa scandaloso che sia vista come questione di donne"

Al Teatro dei Rozzi arriva ‘Ferite a morte’, lo spettacolo di Serena Dandini che domani alle 18 concluderà il Festival della Salute 2021. Come in una nuova ‘Spoon River’ tutta al femminile, le protagoniste raccontano la violenza inflitta dagli uomini che avrebbero dovuto amarle. Mariti, fidanzati, compagni, che si trasformano in aguzzini, all’interno di case che diventano prigioni. Fatti di cronaca ricostruiti e trasformati in teatro. Sul palcoscenico, insieme all’autrice, ci saranno Lella Costa, Josephine Yole Signorelli in arte Fumetti Brutti, Orsetta De Rossi, la scrittrice e influencer Carlotta Vagnoli, Vittoria Doretti del Codice Rosa, la giornalista Ilaria Bonucelli, Sara Guidelli, che è la prima donna alla guida delle cooperative alimentari della Legacoop, e l’assessore Clio Biondi Santi.

Com’è nato lo spettacolo?

"Ho scritto questi monologhi nel 2012 – racconta Dandini – e mai avrei pensato che sarebbero stati così longevi. Sono nati da una ricerca, una documentazione sulle centinaia di storie di questo tipo in tutto il mondo. L’unico filo rosso che unisce popoli, culture e religioni è la violenza sulle donne. Poi ho trasformato quelle storie di cronaca in chiave teatrale. Per entrarci dentro, usare il teatro con la sua forza emotiva".

Perché la questione della violenza sulle donne diventa ogni volta una questione ‘di parte’?

"È proprio questo a essere scandaloso. Il fatto che venga considerata una questione da donne. Mi auguro che presto anche gli uomini prendano la parola, alzino la voce, dimostrino più orgoglio. Ci sono precisi fattori culturali. Cose che derivano dal patriarcato, dal senso del possesso, che come diceva Battiato fu prealessandrino. In Italia il delitto d’onore è stato abolito poco tempo fa. Ma gli uomini devono farsi carico di questo".

Quanto ha inciso la pandemia sulla violenza domestica?

"Purtroppo, in modo terribile. Quel bellissimo slogan che era ‘Io resto a casa’, non suonava per tutti allo stesso modo. Non certo per una donna costretta in pochi metri quadri con il proprio aguzzino. Su questo ho scritto anche un monologo post covid, che ho intitolato ‘Casa dolce casa’".

Finalmente si torna in teatro, perché c’è voluto più tempo rispetto a stadi e shopping?

"Questo bisognerebbe chiederlo a chi ha preso quelle decisioni. In sala si sta zitti e con la mascherina. Forse avevano paura di assembramenti, ma non mi sembra che davanti ai teatri ci sia tutta questa folla. Certo è stato un duro colpo per tutto il settore, già in crisi per via dell’abitudine a guardare le cose dal divano. Andavano riaperti prima, è vero. Però adesso sono emozionata e felice di trovarmi in un bel teatro come quello di Siena. Mi dà coraggio, e speranza".

Riccardo Bruni