
Il nuovo saggio del docente e scrittore. Tra Baudelaire, Pasolini e la società odierna.
Arriva in libreria il nuovo saggio di Francesco Ricci ‘Non amo questo tempo: Scritti sulla letteratura e sulla società’. Scrittore e docente di letteratura italiana e latina al liceo classico Piccolomini di Siena, Ricci propone in questo nuovo lavoro un’amara riflessione sull’epoca attuale, segnata dalla globalizzazione, dall’affermazione di un neoliberismo sfrenato, dalle tecnologie digitali.
E lo fa attraverso il pensiero di Charles Baudelaire, Cristina Campo, Cesare Pavese, Reinaldo Arenas, Pier Paolo Pasolini, Albert Camus, Edward Bunker, Walter Benjamin, Maria Zambrano, Antonio Gramsci, Michel Foucault, ognuno dei quali rappresenta un punto di partenza per un’esplorazione del paesaggio, a tratti violento e inospitale, orfano di legami significativi, della nostra società.
"Il volume – racconta l’autore – nasce da una serie di articoli usciti per Consul Press tra maggio 2024 e febbraio 2025. Ogni capitolo parte da un autore per venire poi a parlare dell’attualità, cercando di spiegare come l’attuale anarco-capitalismo post moderno sia responsabile della cancellazione dei legami sociali e degli ideali che ancora alla metà del secolo scorso orientavano l’esistenza delle persone".
Un meccanismo innescato dallo sviluppo industriale, che ha accelerato i cambiamenti, lasciando dietro di sé spaesamento e senso di estraneità. "Naturalmente – aggiunge Ricci – la globalizzazione ha accentuato le conseguenze negative che l’instaurarsi della società dei consumi aveva già provocato". A complicare il quadro arriva lo slittamento del reale, provocato spesso da un uso sbagliato, spesso dovuto all’impreparazione, delle tecnologie digitali. "I nostri giovani – afferma Ricci – abitano due mondi, uno reale e uno virtuale, ma essendo la porta di passaggio dall’uno all’altro sempre aperta accade spesso che confondano i due piani, trasportando modelli e condotte nel loro quotidiano. Il problema non è l’uso dello smartphone, ma l’uso sbagliato che se ne fa. In questo oggi più di ieri la scuola ha una grande responsabilità".
Riccardo Bruni