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Frenata sull’impianto agrivoltaico

Il Comune di Colle rigetta la richiesta della ’Ccen Gracciano Srl’ di procedura semplificata per i lavori

Frenata sull’impianto agrivoltaico

La domanda è se all’orizzonte di Colle si stia profilando un altro ‘caso tubone’, con oggetto non più l’acqua ma il terreno. Quel terreno di circa 16 ettari in località Casino di Scarna, nei pressi di Gracciano, dove la società ‘Ccen Gracciano Srl’ di Bolzano ha in progetto un maxi impianto agrovoltaico grande quasi quanto 22 campi da calcio, in cui installare 21.892 moduli fotovoltaici capaci di produrre fino a quasi 14.500 megawatt (un megawatt corrisponde ad un milione di watt) di energia elettrica. Al progetto si era opposto il comitato civico Elsa Viva inviando un’osservazione al ministero della Transizione ecologica per la procedura di Valutazione di impatto ambientale chiesta dalla società, ma mentre la procedura al Mite è ancora in fase di istruttoria tecnica, la Ccen Gracciano ha presentato al Comune una richiesta di ‘Procedura Abilitativa Semplificata’ che, a determinate condizioni, consente l’avvio dei lavori dopo 30 giorni. L’ufficio Ambiente comunale ha risposto di no, che l’istanza di Pas non può essere accolta per una serie di ragioni che vanno contro la normativa. In primo luogo la pericolosità idraulica dell’area, sostenendo che le valutazioni del progetto sono state fatte su carte vecchie, superate dal Piano strutturale comunale del marzo 2022. Un altro elemento per il rifiuto dell’istanza risiede nel fatto che una delle condizioni per la Pas è la disponibilità dell’area, che la Ccen Gracciano non possiederebbe perché lo scorso ottobre ha cessato di valere un preliminare di compravendita con la proprietà del terreno. Un terzo elemento riguarda la dichiarazione di ‘pubblica utilità’ dell’impianto, che comporta la necessità di un’autorizzazione unica regionale che la società non avrebbe. Non secondarie, infine, appaiono al Comune le questioni della ‘Superficie agricola utile’ alla coltivazione (175.772 mq contro 120mila) e quella della volontà dichiarata dalla società di immettere in rete tutta l’energia elettrica prodotta, mentre le ‘Linee Guida per gli Impianti Agrovoltatici’ richiedono l’utilizzo per rendere più competitivo il settore agricolo, riducendo i costi dell’approvvigionamento energetico. Un no su tutta la linea, dunque, e la palla è passa alla società altoatesina che può presentare osservazioni e nuovi documenti. Oppure scegliere lo scontro frontale e ricorrere alla giustizia amministrativa.