Siena, 22 novembre 2024 – “Asciano si è fermato. E’ in lutto”. La basilica di Sant’Agata non è ancora gremita, alle 14.40, quando il sacerdote invita già a pregare per la piccola Camilla. Nella foto appoggiata sopra la minuscola bara bianca il volto della bambina di soli 17 mesi è sorridente, illuminato dal vestitino rosa che le piaceva tanto. Tutto intorno mazzi di fiori. E lo strazio della separazione, solo fisica perché resterà sempre nel cuore dei suoi cari. Non sanno darsi pace della tragedia, legata all’ingestione accidentale di una pila a bottone, su cui ora indaga la procura.
La bandiera del Comune è listata a lutto. Bar e ristoranti già alle 14,30 si affrettano a chiudere il locale. In segno di rispetto per quel dolore che è diventato dell’intera comunità. Alle 14,30 regna il silenzio nel corso del paese che sfocia alla scalinata della basilica di Sant’Agata. Qualche goccia di pioggia. Silenzio. Cielo grigio. Come l’umore di chi, lentamente, raggiunge la chiesa. I familiari sono davanti alla bara bianca. Mamma Jenny, il marito Ronny che l’abbraccia forte. Lei singhiozza. Ha pianto tanto ma il fiume di dolore continua a sgorgare dai suoi occhi neri. I familiari della bambina indossano la maglietta su cui è riprodotta una foto di Camilla. Colorata. Felice. Sulle spalle la scritta ’I bambini sono matite nelle mani di Dio’. La basilica si riempie velocemente. Tanti volti senesi, anche di Asciano. C’è il comandante della polizia municipale, arriva il sindaco Fabrizio Nucci. “Una tragedia, una tragedia”, ripete uno zio della piccola morta il 12 novembre all’ospedale di Massa dove era stata trasferita d’urgenza.
“Troppo, troppo dolore”, dice prima dell’inizio della messa don Luca Vallarin, il parroco di Asciano. “In questo momento non ci sono parole, c’è solo il cuore”. Gli sguardi dicono più delle frasi. Gli abbracci trasmettono vicinanza. Arrivano altri fiori. La basilica si riempie. Al punto che non ci sono che posti in piedi. La lettura fatta dall’altare è tratta dal libro del profeta Zaccaria. Si prega. Nessuno parla. Qualcuno si spinge fino alla prima fila dove c’è la madre della bambina, accanto a lei la nonna della piccolina. Ieri era il compleanno della donna, sussurrano i familiari. Uno stillicidio il suo pianto tormentato che fa da corollario alla celebrazione.
“Qualche ora fa sono sceso per fare sì che ci fosse la migliore accoglienza in chiesa per Camilla. Ho messo le candele sull’altare, fra le grida strazianti di mamma Jenny ho sentito una preghiera levarsi al cielo: ’Dio mio, Dio mio perdonami. Camilla, mio Signore perdona tutto’ ”, dice don Vallarin. “A volte è difficile capire cosa vuole il Signore per noi. Non sappiamo perché avvengono certe cose”, aggiunge. “Imprevedibili disgrazie”, ancora il sacerdote. “Ci stringiamo a voi, ai familiari, agli amici e ai parenti, alla comunità domenicana qui presente. Vogliamo starvi accanto in punta di piedi nel momento del dolore. Il sindaco ha proclamato il lutto cittadino”, sottolinea. Soffermandosi sul significato del nome Camilla che, spiega, deriva dal nome dato al giovane che si occupava delle cerimonie sacre. Messaggero di Dio. Per il sacerdote la “tenerezza di Gesù verso i bambini che si legge nel Vangelo consente di affidare Camilla ad un ’battesimo d’amore’. E il Signore l’ha senz’altro accolta nelle sue braccia. Ora più che mai è un piccolo angelo che vi proteggerà dal cielo e pregherà per voi”. Frasi accompagnate dai singhiozzi dei familiari della bambina. “Buon viaggio piccolo angelo del paradiso, continua a sorriderci”, conclude il sacerdote. Non vola una mosca in chiesa. Poi in tanti si stringono ai genitori e agli zii, alla nonna. Mentre una cugina legge una lettera dove dice che ricorderà per sempre il suo sorriso splendente.
Tanti posano, leggera, la mano sulla bara per salutare Camilla. Quasi una carezza. Prima che venga messa, circondata dai fiori, nel carro funebre che l’accompagna al cimitero alle porte del paese. Tanti hanno atteso fuori la fine della messa. Sulle scale c’è anche il direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria senese, Antonio Barretta. Che si allontana quando il carro si muove per l’ultimo viaggio.