L’assemblea dei soci dell’11 dicembre ha approvato il progetto di fusione; ora si apre il periodo per le osservazioni, poi, a febbraio, dinanzi al notaio, sarà sottoscritto l’atto che sancirà definitivamente l’incorporazione. È questo il percorso che Massimo Carlotti, presidente della cooperativa ‘Terre dell’Etruria’, indica per giungere alla conclusione di una complessa e delicata operazione che vede come co-protagonista un’altra storica realtà dell’imprenditoria sociale, ‘Il Frantoio’ di Montepulciano.
Terre dell’Etruria, che ha sede a Castagneto Carducci, è un colosso nel settore delle cooperative agroalimentari: nel 2025 supererà i cinquemila soci e si avvicinerà ai 90 milioni di fatturato; si occupa di ortofrutta, olio, cerali, vino, vendita di mezzi e prodotti per l’agricoltura e offre consulenza; come tale, oggi, è la più grande realtà cooperativa multifiliera della Toscana e la quarta a livello nazionale. Il Frantoio che, secondo dati raccolti arrivava a trattare anche 14mila quintali di olive, avrebbe, negli ultimi anni, subito pesantemente tre fattori: la siccità, le malattie degli olivi e due furti, tra il 2020 e il 2021, per quasi 300 quintali di olio. La forte riduzione dei volumi lavorati e la perdita di prodotto, dovuta alle azioni fraudolente, avrebbero messo in forte difficoltà l’azienda al punto che la fusione per incorporazione da parte di Terre dell’Etruria viene considerata un vero e proprio salvataggio.
"Abbiamo preso in gestione il frantoio di Montepulciano il primo settembre – ricostruisce Carlotti, 59 anni, pochi giorni fa nominato vice-presidente vicario di Legacoop agroalimentare nazionale – con la formula dell’affitto di ramo d’impresa e con un solido progetto di rilancio: vogliamo arrivare rapidamente a una ristrutturazione per potenziare l’impianto, ridisegnare il negozio e aprire un punto vendita per l’agricoltura".
"Abbiamo avuto pochissimo tempo prima della campagna olivicola – afferma poi Carlotti, rispondendo alla contestazione mossa, di un’organizzazione poco efficace, che ha allungato i tempi di attesa –, abbiamo anche dovuto chiudere una linea, per problemi tecnici, e non è stato facile reclutare il personale. Ma ci accolliamo la situazione debitoria e i mutui, lo stesso patrimonio ha un suo costo, abbiamo preso impegni ben precisi con i soci che hanno ragioni da vendere per essere diffidenti e che potranno valutare il nostro operato; da Castagneto Carducci non si può ‘comandare’, stiamo creando un gruppo sul territorio e dialoghiamo con tutti i soggetti interessati. So che sono circolate lettere anonime, contenenti falsità: nessuno ha espresso formalmente le proprie osservazioni, a chi nutre perplessità rivolgo l’invito a presentarsi, le porte sono aperte nell’interesse degli agricoltori".