di Laura Valdesi
SIENA
Mamma Lucia sarebbe orgogliosa di quell’opera sfolgorante, quanto leggera. Preziosa e ammiccante. Un abbraccio della Vergine a Siena e al Palio. "Questo Drappellone è per lei, l’ho persa nel maggio dello scorso anno", dice Giovanni Gasparro. Che si emoziona di nuovo, come quando un’ovazione accoglie il Drappellone di luce. Quella che rimanda il manto della Madonna dove non c’è scritto (ancora) il nome della Contrada che vincerà.
Gasparro, aveva promesso che non ci sarebbero stati segni per le Contrade, gli stemmi sono tutti con un ricamo a filo d’oro.
"Ho quasi voluto azzerarle sotto questa protezione divina simulando appunto che fossero stati ricamati a filo d’oro. L’oro è attributo del divino, come Siena ha insegnato al mondo attraverso i suoi polittici medievali, per l’appunto, a fondo oro. Desideravo che le Contrade si sentissero investite dalla benedizione della Vergine. Spero che possa essere di buon auspicio per i senesi e per noi tutti".
Niente simboli, ma poi i senesi ce li troveranno.
"Credo che ci sia un margine di ricerca abbastanza ampio ma nulla che sia partito in maniera voluta. Che sia stata una mia scelta, non c’è alcuna allusione ad una Contrada piuttosto che ad un’altra".
Però lo stemma della Giraffa è quello più in alto, verso la Vergine. E non si rispetta l’ordine di estrazione a sorte.
"E’ più in alto ma in maniera casuale, non è stato voluto. Nell’ordine compositivo mi sembrava quello più adatto per quel posto soltanto per la forma dello stemma. Nulla di legato alla Contrada. Anche se la Giraffa di fatto mi ha portato a Siena per il primo dipinto per la basilica di Provenzano. Sono arrivato a Siena nel 2016 con una doppia commissione di opere per la collegiata. Pertanto ho percepito di essere quasi stato riconvocato in città per il massimo tributo alla Madonna di Provenzano con il Palio che le è dedicato".
Che effetto le ha fatto l’applauso convinto e molto lungo?
"E’ stato spiazzante perché il pittore del Drappellone è quello che teme la reazione alla sua realizzazione"
Se l’immaginava così?
"Assolutamente no".
L’idea del manto della Vergine che scende e diventa esso stesso Drappellone: com’è nata?
"Ho cercato nella fase di studio di guardare più possibile le opere del contesto. Avevo visitato tutti i musei, le collezioni senesi, le chiese. Però ho avuto una sorta di folgorazione pensando che il velo appunto della Madonna potesse diventare Drappellone guardando la Maestà di Simone Martini. In quel momento ho maturato questa idea senza più cambiarla".
Ha visitato Siena, i suoi musei e le opere che conservano, le strade e i palazzi.
"Ho cercato di comprendere le dinamiche culturali, sociali e spirituali e tutto ciò che s’intreccia singolarmente nel mondo del Palio e lo rende un universo fascinoso quanto indefinibile nella sua unicità".
Parla di Drappellone "audace nel suo classicismo", Axel Hémery, direttore dei musei nazionali di Siena, ’leggendo’ il Palio di Gasparro. "Il simbolo primordiale per questo grande intenditore di religione e di mistica è il bianco immacolato della purezza e della perfezione morale. Un bianco che unisce il registro celeste e quello terreno", aggiunge Hèmery. E questo Cencio è anche un sipario che si alza non solo sulla Piazza e una Carriera ma soprattutto sulla ’città mondo’ di Siena. Per contrastare questa distesa di bianco ecco la presenza dietro le quinte del porta Palio. Simboleggia la parte d’ombra che avvolge ogni mistero. "Idea brillante – ammette Hèmery – ridurre il galoppo dei cavalli ad un solo ferro la cui perdita ha segnato tante Carriere, esibito da un putto come un trofeo".