PINO DI BLASIO
Cronaca

"Giorni contati per la banca più antica del mondo". Il New York Times e il destino di Mps

Il reportage di Gaia Pianigiani sulla trattativa tra Mef UniCredit: "Una saga di affari sfortunati, imbrogli finanziari, illeciti criminali". Gli sviluppi dell’operazione e i ’rumors’ sul marchio e gli esuberi. Tutto dipenderà dal ’perimetro definito’ dal team di Orcel

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"Il mese scorso Banca Monte dei Paschi di Siena, la banca più vecchia del mondo, ha acquisito un altro primato: è la più debole in Europa". Inizia così il reportage pubblicato dal New York Times, firmato dalla giornalista senese Gaia Pianigiani e da Jack Ewing da Francoforte. Un affresco su quelli che potrebbero essere gli ultimi giorni del Monte, dopo la bocciatura degli stress test dei regolatori europei, "ultimo capitolo oscuro di una lunga saga fatta di accordi fallimentari, imbrogli finanziari, errori criminali e perfino una morte misteriosa" come scrive il prestigioso giornale con la sede a Times Square.

Se UniCredit assorbirà Mps, per il New York Times il record di banca più antica del mondo passerebbe alla Berenberg Bank, fondata ad Amburgo nel 1590, 118 anni dopo il Monte dei Paschi di Siena. Nel reportage c’è un collage di dichiarazioni, interviste a senesi, come Maurizio Bianchini, ex responsabile della comunicazione del Monte, e le parole del sindaco Luigi De Mossi ("non siamo un supermarket dove si prende il pezzo di Mps che ci piace") e del segretario del Pd e candidato alla Camera, Enrico Letta. "Gli stress test hanno dimostrato - è la frase di Letta - che la banca non può sopravvivere da sola a lungo. Siena voleva essere la capitale della finanza, potrebbe essere la capitale delle Scienze della Vita".

Oltre al New York Times, che titola il suo pezzo "La banca più antica del mondo potrebbe avere i giorni contati", sono tante le anticipazioni, indiscrezioni, novità e rumors attorno alla trattativa avviata tra UniCredit e Ministero dell’Economia "per l’acquisizione di un perimetro definito di attività Mps". Dalle parole e dalle condizioni poste dall’ad UniCredit Andrea Orcel sulla trattativa (niente crediti deteriorati né rischi legali straordinari, neutralità dell’operazione per il capitale del gruppo e accordo sul personale in esubero) e dall’ingresso nella data room aperta dal Monte dei Paschi del team di manager e consulenti guidato da Andrea Maffezzoni, non è più partito nulla di ufficiale dalla UniTower. Sul fronte del Governo, si resta all’audizione nella Commissione Finanze congiunta del ministro dell’Economia Daniele Franco, che ha elencato le condizioni auspicate per l’accordo. Concludendo che "non sarà chiuso a tutti i costi".

Il resto sono previsioni e auspici. L’unica certezza è che, se accordo ci sarà, sarà un compromesso tra le intenzioni del Mef di cedere a UniCredit tutto il Monte, con i suoi 1.400 sportelli e 21.400 dipendenti, marchio compreso, ricapitalizzato con 2 miliardi e mezzo di euro, più i 2,2 miliardi di sconti fiscali, con i 4,5 miliardi di crediti deteriorati e i 5 miliardi di rischi legali tolti dal paniere. E le strategie di UniCredit di prendersi solo gli sportelli più facilmente integrabili nella rete, le partecipate come Widiba, firmare un accordo sugli esuberi in base al perimetro ristretto e lasciare le altre società, gli sportelli del sud e una bella fetta della direzione generale al Governo e ai suoi partner, come MedioCredito Centrale e Amco. Se l’operazione si farà, sarà un punto di equilibrio tra questi due estremi. E i destini del marchio Mps sono strettamente legati al risultato finale.

Parlando solo del tema esuberi, il passaggio a UniCredit di Ilaria Dalla Riva, ex responsabile delle Risorse Umane al Monte dei Paschi, non è stato letto dai sindacati come un annuncio di conseguenze poco piacevoli. "Noi siamo al Monte, lei è a UniCredit - dice Federico Di Marcello, Fisac-Cgil -. Il numero degli esuberi è una variabile della trattativa. Considerando i tagli e l’esito delle esternalizzazioni come Fruendo, fatte nell’era Dalla Riva, non è che i suoi risultati siano stati brillanti".

Infine la previsione contenuta nella relazione semestrale di Mps di una chiusura del bilancio 2021 con "un risultato economico superiore alle attese" del piano industriale 2021-2025, che ipotizzava una perdita di 562 milioni di euro. Ad alimentare l’ottimismo sulle prospettive reddituali della banca sono i conti del semestre, chiusi con un utile di 202 milioni di euro. "È realistico immaginare - si legge nella relazione - un posticipo dell’emersione di nuovi flussi di credito deteriorato".