REDAZIONE SIENA

Giovane spaccia ai domiciliari. Sei anni, espulso dall’Italia

Tanti precedenti, era entrato e uscito più volte dal carcere per gli eccessi. Gli investigatori si erano accorti che anche da casa il ’giro’ continuava.

Super lavoro dei carabinieri per via degli eccessi di un giovane. che era accusato di detenzione ai fini di spaccio Il passaggio dello stupefacente anche quando era ai domiciliari

Super lavoro dei carabinieri per via degli eccessi di un giovane. che era accusato di detenzione ai fini di spaccio Il passaggio dello stupefacente anche quando era ai domiciliari

Guai seri questa volta per un ventenne, di origini straniere ma ormai italiano, che è ben conosciuto a palazzo di giustizia per i suoi eccessi. Che è entrato ed uscito più volte dal carcere, nonostante la giovane età. Attualmente si trova a Santo Spirito, in tribunale ieri è arrivato accompagnato dagli agenti della penitenziaria. Voleva essere presente all’ultima udienza, davanti al giudice Elena Pollini, del processo che lo vedeva imputato per spaccio. La sentenza è arrivata dopo le 16. E, nonostante i molteplici argomenti usati dal suo difensore, è stato condannato a sei anni. Di più: quando la pena sarà stata espiata, il giudice ha disposto che debba essere espulso dall’Italia. Verrà sicuramente presentato appello.

Tutto era iniziato (nuovamente) nel maggio dello scorso anno quando i carabinieri lo avevano trovato con diversi grammi di droga e un bilancino di precisione. Di qui l’ipotesi della detenzione ai fini di spaccio. E l’arresto, come già un anno prima. Quando si era reso protagonista di un altro episodio, anche questo salito alla ribalta della cronaca, danneggiando l’albergo dove aveva trovato alloggio temporaneo visto che la sua famiglia si era trasferita all’estero. Di nuovo in cella, poi libero. Più volte nei mesi seguenti era tornato a Poggibonsi da cui doveva invece stare lontano.

Finché, mentre si trovava ai domiciliari, a Siena, era stato scoperto comunque a spacciare proprio dall’abitazione. Strani movimenti, il telefono raccontava le ’ordinazioni’. Adesso la condanna a sei anni.