Ottocento milioni di euro investiti nel quinquennio 2020-2025, di cui il 59% destinato alle attività nei vaccini e il 41% ai farmaci, mentre la ricerca assorbe il 14% del totale. Sono alcuni dei dati emersi nella seconda edizione di ‘InnovaCtion’, appuntamento annuale per politica, istituzioni, associazioni e aziende pubbliche e private, per discutere le traiettorie future della cura della salute in Italia e nel mondo. Focus dell’iniziativa, promossa a Roma da Gsk, la Global Health. Gsk è presente in Italia dal 1904 a Siena con i primi vaccini (il riferimento è ovviamente all’Istituto Sclavo, assorbito dalla multinazionale) e dal 1932 a Verona con i primi farmaci, senza aver interrotto le proprie attività nemmeno durante la seconda guerra mondiale. A Siena c’è il Centro ricerche vaccini internazionale che ha scoperto e sviluppato il vaccino contro la meningite B e il Centro ricerche Gvgh per la prevenzione delle malattie neglette nei Paesi in sviluppo, che ha scoperto e sviluppato un vaccino contro la febbre tifoide. E il sito produttivo vaccini di Rosia che prepara ed esporta in oltre 100 Paesi vaccini per meningite, Herpes zoster e virus respiratorio sinciziale.
Nei siti italiani Gsk lavorano oltre 3.600 dipendenti di 47 nazionalità, di cui 65% laureati, 51% donne, 44% donne in ruoli manageriali. "Sono 95,6 milioni - dettaglia una nota - i farmaci e vaccini prodotti a Parma e Rosia; 355 milioni vengono investiti in lavoro e retribuzioni; 1,2 miliardi il fatturato, circa il 40% per export di prodotti e servizi; 20 i vaccini diversi per la protezione delle persone. Nel mondo Gsk ha oltre 90mila dipendenti in 92 Paesi; produce 6,1 miliardi di confezioni di farmaci e vaccini; 6,2 sono i miliardi investiti in ricerca e sviluppo".