Siena, 28 novembre 2024 – Inverno caldo a Siena sul fronte occupazionale. Il colosso mondiale della biofarmaceutica Gsk – che proprio su Siena con il sito cittadino e quello di Rosia raggiunge la produzione di circa 60 milioni di vaccini per 400 milioni di fatturato – ha annunciato ieri un piano di investimenti per 260 milioni sul sito di Rosia, sintomo della voglia di continuare a investire sul territorio, ma anche un programma di uscite volontarie e incentivate fino a 270 posti di lavoro in due anni. Una notizia improvvisa e che ha fatto scattare l’allarme per le parti sociali, in un territorio che conta 4.500 persone in situazione di crisi aziendale e che sta già fronteggiando la perdita di 500 posti di lavoro, con la chiusura di AviCoop a Monteriggioni a luglio e la delicatissima situazione di Beko, che ha annunciato la chiusura dello stabilimento e la conseguente fuoriuscita di 300 lavoratori entro il 31 dicembre 2025. “Per permettere al sito di migliorare la propria efficienza e competitività a livello internazionale – ha comunicato Gsk – accanto agli investimenti pianificati in infrastrutture, nuove tecnologie e sostenibilità si rende necessaria un’evoluzione organizzativa che allinei gli standard del sito rispetto ai benchmark competitivi in termini di processi, governance e ruoli per creare una struttura solida, agile e competitiva, pronta alle sfide future”. Gsk ha comunicato un percorso di revisione complessiva delle posizioni organizzative basato sul principio dell’adesione volontaria ad un programma di uscite incentivate che riguarderà, in due anni, fino a 270 posizioni.
“I collaboratori che vorranno liberamente aderire al programma volontario ed incentivato – fa sapere l’azienda – beneficeranno di un consistente pacchetto di misure economiche in linea con gli accordi sindacali sottoscritti nel recente passato all’interno della organizzazione e con le migliori pratiche internazionali. I dipendenti saranno supportati nella valutazione della proposta da società di consulenza specializzate che aiuteranno le persone a delineare un progetto di vita futuro, valutare opportunità lavorative fuori dall’azienda valorizzando le rispettive competenze o possibili ricollocazioni all’interno del network Gsk”.
Le rassicurazioni non bastano però ai sindacati, che chiedono chiarezza. “Agli investimenti non corrispondono posti di lavoro in più, ma 270 in meno - ha commentato Alice D’Ercole, segretario generale Cgil Siena -. Alla domanda posta all’azienda, ovvero se non ci fossero volontari disposti all’uscita, non c’è stata risposta. Per quel che ci riguarda, in questi termini parliamo di 270 esuberi. Crescere e investire tagliando i posti di lavoro è una logica inaccettabile, tutto ciò ci è stato solo comunicato: nessuno ha menzionato accordi o contrattazioni”.
“La tutela dei lavoratori e il tema dei posti di lavoro – ha concluso – non possono passare in secondo piano, la responsabilità sociale prevista dalla Costituzione nel fare impresa non può passare in secondo piano o essere assente. In un settore che è strategico e rischia di lacerare il tessuto economico e sociale del territorio, con redditi impoveriti e meno capacità di spesa”.