di Laura Valdesi
SIENA
Un giano bifronte. Apparentemente disposto a tendere la mano a chi ha vissuto grandi dolori, come la morte del fidanzato. E che ora cerca la serenità. Una voce amica. Qualcuno che aiuta a rinascere dopo aver conosciuto il buio. L’altra faccia della medaglia si svelava al chiuso degli incontri di gruppo per risollevarsi dai traumi. E racconta di violenze sessuali. Di rapporti – definiti "terapia d’urto" – avuti con la forza con le adepte che, in alcuni casi, utilizzava poi gratis per le incombenze familiari. Un’inchiesta choc quella condotta dalla Squadra Mobile che ha scosso Montepulciano e la Valdichiana dove ora Andrea Paolini, 45 anni, si trova ai domiciliari. Una misura eseguita al suo rientro dall’estero: è accusato di violenza sessuale e di aver esercitato abusivamente, in assenza di titoli, la professione di psicologo psicoterapeuta.
"Noi siamo i creatori della filosofia di vita. Nel settembre 2013, giusto Stefi?", dice nel video promozionale su You tube del gennaio 2019. Paolini si rivolge nel filmato all’allora compagna, Stefania Fabbro, 50 anni, originaria del Veneto, che ha l’obbligo di dimora. Con lui deve rispondere in concorso di una violenza anche se in realtà il suo ruolo, secondo quanto emerso, sarebbe risultato basilare soprattutto per trovare le giovani da inserire nel gruppo. Quasi una setta. "La filosofia – recita nel video Fabbro – è composta da vari sistemi. I più importanti per noi sono i corsi di formazione perché permettono alle persone di crescere e di diventare sempre più loro stessi". I corsi, appunto. ‘Deltalife’, il nome. Gli incontri finiti sotto al lente della polizia, dove a volte le persone si mettevano in cerchio spogliandosi e ballando, si svolgevano in un agriturismo nei pressi di Volterra, a Castiglione del Lago, oltre che nel Comune di Montepulciano. Paolini era il ‘burattinaio’, la guida spirituale, emerge dai racconti delle vittime. Che venivano sovente spinte ad allontanarsi ai genitori che emanavano, così si diceva, "energie negative". Non a caso è stata una donna della Valdichiana a far scattare l’inchiesta denunciando il comportamento strano della figlia, che era entrata nel giro dell’associazione a cui aveva dato anche tutti i suoi risparmi.
Una sequenza di violenze nei confronti di donne soggiogate psicologicamente quelle descritte dagli investigatori. Abusate. Una costretta ad assistere a rapporti sessuali fra altri componenti del gruppo "aiutando una coppia a liberarsi dalla gelosia", e poi presa con la forza dal guru. Scene copia-incolla, anche se in luoghi diversi e con sfumature varie. Poi c’erano le punizioni. Come quando una giovane sarebbe stata indotta, completamente nuda e senza scarpe, a fare una strada sterrata per tuffarsi nell’acqua fredda di un biolago mentre tutti la guardavano.