
Sono passati già due anni dalle riprese del film ’Pinocchio’ di Matteo Garrone, con Roberto Benigni, le cui scene sono state girate per gran parte presso la Tenuta la Fratta di Sinalunga. Il luogo nella primavera del 2019 divenne un vero e proprio set cinematografico. Il ricordo per la straordinaria esperienza vissuta, che non si è mai sopito nei titolari dell’azienda, è stato comunque repentinamente risvegliato in questi giorni dalla nomination agli Oscar 2021, per i costumi e per il trucco del film.
"Non mi aspettavo un simile riconoscimento – racconta Giuliana Galeotti Ottieri, una delle proprietarie della Tenuta – anche perché il grande interesse che suscitò il film, in questo se pur breve lasso di tempo, è sembrato svanito a causa della pandemia che ha distolto in tanti l’interesse per il cinema; tutto è sembrato passare in secondo piano per il Covid. Ma la notizia della nomination per i costumi e per il trucco – aggiunge – l’accolgo invece con grande soddisfazione e mi risveglia il ricordo di quella fredda mattina di febbraio, nei giorni precedenti alle riprese, quando con mia grande sorpresa, arrivò addirittura un autoarticolato pieno di vestiti, credo realizzati da una sartoria di Firenze, che furono immagazzinati nel nostro salone dei convegni di quasi 200 metri quadrati. Tutti catalogati, divisi per i vari figuranti che li avrebbero dovuti indossare". Ma il ricordo più dettagliato è quello di Riccardo Faleri uno dei tanti figuranti del film che nell’occasione vestì i panni del popolano: "Gli abiti erano tutti etichettati e dopo ogni ripresa dovevamo riconsegnarli a una incaricata, che mi presentarono come una sarta della zona che si occupava anche delle piccole aggiustature. Erano realizzati tutti ex novo se pur all’apparenza molto usurati, riconducibili all’epoca dell’ambientazione e ai protagonisti principali come Pinocchio e Geppetto che disponevano di 5 cambi tutti uguali. Dopo la vestizione c’era il trucco, anche questo molto accurato e ricercato. A noi uomini – aggiunge – ci sporcavano con degli acquarelli, i colletti della camicia, la faccia, ma anche le vene e i capillari per invecchiare l’aspetto. Per le donne invece c’era una truccatrice che imbrattava loro le mani di rosso per farle sembrare infreddolite. Una ricerca dei dettagli molto accurata che non passò inosservata. Alla fine del percorso c’era la revisione di ogni figurante effettuata direttamente da Garrone. Venivamo tutti fotografati di fronte e di lato – conclude Riccardo – come per realizzare un vero e proprio identikit". Una minuziosa cura dei dettagli e dei particolari che ha avuto il suo meritato riconoscimento.
Massimo Tavanti