di Laura Valdesi
SIENA
"Dipendenza dagli stupefacenti ma anche dall’alcol: non accade solo ai giovani, il fenomeno interessa al contempo gli adulti", mette le mani avanti Thierry Starnini, responsabile del SerD della zona senese dell’Asl Toscana Sud Est. La struttura che si interessa appunto delle dipendenze patologiche a tutto tondo.
Direttore, nell’ultimo anno sono aumentati gli accessi alla struttura?
"C’è stata una crescita degli arrivi di ragazzi che sono in una situazione di sofferenza. Giovani di famiglie anch’esse in difficoltà. Il percorso terapeutico deve essere sostenuto da queste ultime che devono essere anche oggetto dello stesso".
C’è un fenomeno emergente?
"Registriamo solo un aumento dell’uso di eccitanti, dalla cocaina al crack, all’ecstasy, all’alcol che chiamo ’droga di Stato’. La sensazione è che aumentino le capacità ma si tratta di un inganno. Piacciono alle persone, soprattutto in gruppo. Permettono di avere un contatto migliore con gli altri, più semplice. La persona che le assume ha la sensazione di essere più adeguata e più in sintonia con i pari ma, ripeto, alla fine tutto ciò è controproducente. Poi si crea dipendenza da tali sostanze eccitanti anche se questa, a differenza del caso dell’eroina, richiede più tempo per instaurarsi. Ti accorgi che alla fine non puoi fare a meno di cocaina e alcol. Per quanto riguarda l’ecstasy non dà segni astinenziali ma è un rituale di cui si è dipendenti".
Tanti gli episodi, anche nel nostro territorio, che mostrano giovani particolarmente aggressivi. Ricorrono alle mani, vandalizzano. C’è stata qualche ricaduta, nella vostra attività, dopo il clamore suscitato dal caso Cecchettin?
"Troppo presto, la tragedia è recentissima. Ma è evidente che i ragazzi, coloro che sono ormai giovani adulti, sono sempre più educati al narcisismo dai genitori che, certo per amore, danno tutto ai figli. Alla fine però si formano persone molto sensibili a ciò che può rappresentare una ferita. E nell’amore la ferita narcisistica può essere intensa. Una cultura patriarcale? Direi che è tale ma anche matriarcale perché la madre la subisce ma la trasmette anche".
Cosa servirebbe?
"Sarebbe importante avere a scuola una figura che lavora e stabilisce una dialettica con i ragazzi su questi temi. Non solo sulla violenza nei confronti delle donne ma a 360 gradi, aiutandoli a maturare. Spesso avvertono una certa solitudine, alimentata dai social. La fake news è anche fake cultura e fake condivisione".
Tornando all’uso di sostanze da parte dei giovanissimi che si rivolgono al SerD: più i maschi o le femmine?
"Più numerosi i ragazzi ma sono tante anche le giovani. C’è un’evoluzione per cui la donna ha gli stessi diritti dell’uomo anche nel divertirsi, nel bene e nel male".
La dipendenza che osservate è anche dal gioco e dai social.
"I ragazzi hanno la cultura della ricerca del piacere. E a portarlo è la sostanza ma anche quella astratta, internet per esempio. Il gioco. Mi spiego meglio: i social in sé consentono di fare amicizie anche a distanza, hanno una valenza positiva. Ma se una persona sta tutto il giorno in rete o a giocare è vita reale? Anche fra gli adulti ci sono persone che non possono stare senza verificare se c’è qualcosa di nuovo sul cellulare. Diventa un vivere ’attraverso’".