MATTEO ALFIERI
Cronaca

Fiction sui Medici, il discendente degli Albizzi: "Racconto falsato"

Socino degli Albizzi, 97 anni, lucido ma molto amareggiato per una storia «troppo romanzata e con errori madornali»

Socino Albizzi nello studio della sua casa a Siena

Siena, 17 novembre 2016 - Ora la chiamerebbero casualità. Magari «sliding doors», porte scorrevoli che, con un’azione, possono cambiare una vita. Nel 1433 tutto questo si chiamava destino. E bastò un attimo di incertezza a Rinaldo degli Albizzi, figlio di Maso e uno dei signori della Firenze pre-rinascimentale, che la storia di una delle famiglie più importanti e ricche della Toscana, cambiò radicalmente. L’errore di Rinaldo fu quello di schierarsi apertamente contro Cosimo il Vecchio, che godeva di un appoggio popolare sconosciuto a «magnati» come gli Albizzi. Per questo dopo la vittoria effimera dell’esilio del 1433, un anno dopo Cosimo rientrò in città accolto dalla folla e Rinaldo prese invece la strada dell’esilio. Inizia così per gli Albizzi una storia diversa. Sicuramente molto diversa di come è apparsa nella fiction «I Medici», il colossal andato in onda qualche settimana fa che ha «trasformato» alcuni capisaldi della storia.

La pensa così Socino degli Albizzi, 97 anni, maestro in pensione che abita a Siena, lucido ma molto amareggiato per un racconto «troppo romanzato e con errori madornali». Che se da una parte disegnano un Cosimo de Medici «tanto bello nello sceneggiato quanto cattivo di animo», dall’altra fanno apparire un Rinaldo «che cade in una trappola che non è mai esistita».

Lo racconta senza cattiveria, e con un pizzico di orgoglio. Quell’orgoglio che Cosimo de Medici, dopo il 1434, trasformò in odio per la famiglia avversaria – gli Albizzi appunto – che non ebbero più pace. Socino è l’esempio lampante di tutto questo. Lui, «Patrizio Fiorentino», intelligenza fine con quel pizzico di ironia che deriva da una cultura smisurata. Una vita, però, trascorsa a lavorare, iniziata con la Guerra fino a quel tran tran quotidiano che uno con quel cognome non avrebbe mai dovuto fare. «Rinaldo – inizia – è sempre stato l’antitesi di Cosimo. Ma hanno sbagliato a dipingere il mio antenato come un guerrafondaio e cospiratore».

Nello sceneggiato, infatti, dopo l’esilio, Rinaldo viene ucciso durante il tragitto verso le Marche. «Non è vero – ribatte Socino -. Rinaldo parte con tutta la famiglia, moglie e cinque figli. Morirà ad Ancona nel 1442, di vecchiaia. I suoi figli si spersero per l’Italia, da Napoli a Cesena. Costruendo altri rami della famiglia». Socino guarda l’albero genealogico degli Albizzi. E sospira. «Sarebbe bastato non mettersi contro Cosimo come fece suo fratello Luca che si schierò sempre dalla parte dei Medici, per questo non subì la strada dell’esilio ed il suo ramo familiare poté rimanere in città, continuando ad abitare nel palazzo di famiglia». Nelle carte – che Socino ha studiato minuziosamente – si legge: «Gli Albizzi non potevano avvicinarsi a dieci chilometri da Firenze. Fu la fine». Il primo motivo di una caduta che non si è praticamente mai fermata.

«Mio nonno, per esempio, abitava a San Marcellino, un borgo nel Chianti ereditato dalla famiglia. Erano latifondisti. Fu ucciso da un calcio di un cavallo e il tutore spedito per i beni, dopo qualche anno, si impossessò di tutto. Mio padre – dice – fu costretto a venire a Siena e reinventarsi fabbro».

Operaio, che nel cuore portava però lo stemma della casata, «l’arma nera a due cerchi, l’uno nell’altro d’oro» - dice Socino che la mostra con orgoglio. E’ solo un aneddoto. Che spiega molte cose però. Come nel 2004 quando Socino ebbe ancora la dimostrazione che la sua famiglia viveva in una specie di cono d’ombra: «Fu inaugurato un resort a Montefienali, vicino Siena, chiamato degli Albizzi. Ci fu una grande festa dove furono invitate tutte le famiglie fiorentine. A me nessuno mi chiamò. Scrissi anche una lettera al sindaco di Gaiole». Sorride, ma con fierezza. Un rinfresco e una stretta di mano non cambiano una vita. Se però 700 anni fa Rinaldo avesse intuito quello che sarebbe potuto succedere non schiacciando definitivamente I Medici, oggi sarebbe stato tutto diverso. Sliding doors, appunto. Magari anche per la storia d’Italia.