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"I miei quarant’anni da pediatra Gli ultimi mesi sono stati difficili"

Le confessioni della dottoressa Maria Rita Baracchi: "Prima ho curato i genitori, adesso i loro figli"

"Ancora non ci posso credere che non mi suonerà più il telefono cellullare e quello di ambulatorio. Ma sono sicura che mi mancherà molto anche quello". E ancora: "Lo sa che da me sono arrivati anche i figli dei miei primi pazienti?". Inizia così la conversazione con Maria Rita Baracchi, storica pediatra senese, una dei tre medici dell’ambito territoriale che dal 31 agosto andrà in pensione.

Dopo 40 anni di professione, è l’ultima settimana di lavoro, poi sarà il momento di lasciare i suoi pazienti, il suo ambulatorio. La dottoressa Baracchi ha seguito in tutti questi anni con abnegazione ogni storia, ogni dinamica e ogni criticità dei propri assistiti con una delicatezza e un coinvolgimento esemplari, senza scoraggiarsi anche nel momento della pandemia. "Quest’ultimo periodo è stato difficilissimo – racconta -. È cambiato il modo di lavorare, non tanto per la patologia quanto per la quotidianità. Ogni giorno si devono prendere decisioni di fronte a dei bambini con la febbre e con i sintomi che possono far pensare al Covid. La difficoltà è riuscire a differenziare una normale patologia da un contagio. Non ha idea quante richieste di tamponi e quanti esami abbiamo fatto, sono mesi complicatissimi. In più anche gli stessi bambini non possono venire subito in ambulatorio. Non mi aspettavo certo di chiudere la mia carriera così".

Carriera che è iniziata nel 1982. "Alcuni miei pazienti mi hanno portato i figli che seguo già da alcuni anni – spiega la pediatra -. E’ molto emozionante vederli tornare da grandi, penso sia la cosa più bella che può accadere a noi pediatri". La professione è cambiata molto negli anni. Senza pensare che quello del pediatra è un lavoro a tratti difficili perché si ha a che fare con molti pazienti che essendo piccolissimi faticano ad esprimersi, serve affidarsi all’intuito per non sbagliare.

"E’ anche una professione meravigliosa che si è evoluta molto. Basti pensare che prima ci basavamo tutto sulla carta, scrivevamo tantissime schede a mano, poi è arrivata la tecnologia. Abbiamo automatizzato tutto, le nostre giornate sono migliorate". "Cosa mi mancherà di più? Il contatto con le famiglie – risponde la dottoressa Baracchi - , perché in tanti anni si instaura un rapporto di amicizia, fiducia con i genitori, con i nonni, incredibile. Fiducia che si crea anche con i bambini. Li seguiamo dalla nascita fino a 16 anni. Che gioia". E adesso, dopo una vita al servizio della salute dei più piccoli si godrà un po’ di tempo libero. Anche se, si sa che "uno, quando è medico, lo è per tutta la vita".

Simona Sassetti