ORLANDO PACCHIANI
Cronaca

I prodotti senesi al Vinitaly: "Il legame con il territorio è unico. Irripetibile nel resto del mondo"

I rappresentanti dei Consorzi hanno una sola voce e mostrano con orgoglio le bottiglie "Con i dazi di Trump le nostre aziende sono disponibili ad assumersi il 10 per cento dell’aumento".

Stand per. le degustazioni alla fiera del Vinitaly

Stand per. le degustazioni alla fiera del Vinitaly

dall’inviato

Donald Trump di certo non ha scelto la data del 2 aprile, giorno dell’illustrazione al mondo del tabellone con i dazi, con l’obiettivo di turbare una delle più grandi fiere europee del vino. Ma la coincidenza temporale è stata talmente singolare che inevitabilmente qui, negli immensi padiglioni del Vinitaly, non si parla (quasi) d’altro.

I numeri dell’export sono del resto eloquenti, con quote di produzione anche del trenta per cento delle principali denominazioni senesi che viaggiano verso gli Stati Uniti. Alle inevitabili preoccupazioni si sovrappongono, però, già le possibili contromisure e soprattutto la convinzione di un punto di forza impareggiabile: "Il nostro vantaggio è che realizziamo prodotti unici e non replicabili in altre parti del mondo, grazie al legame con il territorio che si può ritrovare dentro a un bicchiere di vino". Ci salveranno insomma la qualità e la territorialità. A dirlo in questo caso è Giovanni Manetti, presidente del Consorzio Chianti Classico, ma potrebbe ripeterlo praticamente ognuno dei produttori senesi, pronto a rivendicare quella simbiosi tra bottiglia di vino e territorio di riferimento riconosciuta nel mondo. Lo dicono dal Consorzio Vino Orcia ("le esperienze sul territorio dei wine lovers sono in crescita anche perché le cantine vi stanno investendo sempre di più", dice la presidente Giulitta Zamperini), come dal Nobile di Montepulciano, dove invece si è fatta innovazione accentuando il legame con il territorio grazie al progetto delle Pievi: "Le prime degustazioni e l’attenzione della stampa specializzata di tutto il mondo testimoniano la bontà di un’operazione importante per proporre qualcosa di inedito in una Docg già affermata".

Se il rapporto con il territorio è un punto di forza su cui spingono sempre di più gli operatori, certo serve anche altro per affrontare l’effetto rincari scatenato dai dazi. Il punto di partenza è condiviso da tutti: in attesa di un possibile intervento istituzionale per arginare le conseguenze, serve la capacità di trovare un accordo in tutta la filiera per ripartire gli oneri del provvedimento, distinguendo chiaramente la distribuzione dalla logistica ma non solo. "Come imprenditori siamo abituati a fronteggiare le avversità – dice Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino – e supereremo anche questa. Intanto noi come azienda, ma ne ho già sentite anche altre orientate in tal senso, ci siamo già detti disponibili ad assumerci il 10 per cento dell’aumento. E contiamo anche sul fatto che chi è abituato ad acquistare bottiglie costose come il Brunello potrà accettare anche un aumento del prezzo".

Ma che aria si respira tra i padiglioni, al tempo dei dazi? "Siamo arrivati con molti punti interrogativi – dice Giovanni Busi del Consorzio Chianti – ma il primo riscontro è stata la presenza di praticamente tutti gli operatori americani. Tutti sono convinti che il costo non può ricadere per intero sui clienti, si tratta di trovare una via di uscita tra tutti gli attori del settore". Così anche Cino Cinughi de’ Pazzi, presidente del Consorzio Chianti Colli Senesi Doc: "E’ inevitabile parlare di dialogo per risolvere la questione, stando anche attenti a evitare che qualche operatore della filiera possa speculare, con l’alibi dei dazi. Accanto a questo bisogna lavorare sempre di più sul mercato interno e contare sull’appoggio delle istituzioni e della politica".

E anche, tornando al punto di partenza, sulla capacità di promuovere la propria specificità: "Come Consorzio e come produttori – afferma Sara Grazzini, coordinatrice del Consorzio Vino Vernaccia di San Gimignano – siamo presenti a Verona convinti dell’importanza di una fiera internazionale, per promuovere una denominazione storica come la nostra".