di Massimo Cherubini
Sul fermo ai piani di gestione che prevedono tagli di piante dei boschi dell’Amiata interviene anche il Conaf, l’Ordine Nazionale degli Agronomi e Forestali. In una lunga lettera, inviata al ministro Dario Franceschini e alla sua collega Teresa Bellanova, viene chiesto un incontro per affrontare il delicato problema. Sorto dopo che la Soprintendenza ha dato una interpretazione che, di fatto, ha bloccato ogni attività nei boschi dell’Amiata. Con tutto ciò che ne consegue. Dalla perdita di posti occupazionali, allo stop agli interventi selvicolturali, alla messa in crisi dell’intera filiera che utilizza il legname che si ottiene con gli interventi, importanti e fondamentali, per la manutenzione dei boschi.
La posizione assunta dalla Soprintendenza "rischia – dice Sabrina Diamanti presidente Conaf – di creare un grave precedente metodologico, innescando un percorso decisionale che viola la pianificazione territoriale già approvata e rischiando di avviare processi evolutivi del bosco che porterebbero, in tempi brevi, alla perdita del paesaggio rurale tradizionale dell’area. Chiediamo un confronto con il ministro Franceschini perché è profondamente sbagliato contrapporre gli interventi selvicolturali e la tutela paesaggistica. Lo afferma la stessa Corte Costituzionale, dicendo che il taglio colturale è parte integrante della preservazione nel tempo di boschi e foreste e sottolineando come la gestione forestale, e quella paesaggistica, concorrono allo stesso fine". I rappresentanti dei professionisti che operano nel settore "redigono piani di gestione e progettano interventi in bosco, adattandoli alla specificità del caso, valutando le singole piante, considerando la stabilità del terreno, il rispetto delle catene ecologiche, la fattibilità complessiva dell’intervento. Auspichiamo, quindi, un maggior confronto tra enti e professionisti, soprattutto laddove le competenze non sono presenti negli uffici preposti a dare pareri vincolanti." Ai tanti permessi richiesti, per eseguire simili interventi, se ne andrebbe ad aggiungere un altro, ancor più gravoso sotto l’aspetto dei tempi. Le conseguenze di questa situazione sono già drammaticamente evidenti. Molte imprese boschive- dichiara Marta Buffoni presidente della Conaf regionale – si trovano nella tragica condizione di dove chiudere le proprie attività, in quanto l’economia forestale locale è strettamente legata alla gestione a ceduo e ai suoi prodotti (paleria e legna da ardere). Si accentueranno, inoltre, i fenomeni di marginalizzazione, abbandono e spopolamento che il Piano Paesaggistico regionale vuole contrastare".