Il 2024 anno bisesto, anno funesto?. Balestracci: "Tutto è relativo"

Lo scrittore: "Nel 1348 ci fu la peste e nel 2020 la pandemia, ma nel 1260 arrivò la vittoria di Montaperti"

Il 2024 anno bisesto, anno funesto?. Balestracci: "Tutto è relativo"

Il 2024 anno bisesto, anno funesto?. Balestracci: "Tutto è relativo"

Anno bisesto, anno funesto. Sarà vero? Almeno per Siena, i precedenti non sono così a senso unico. Non tutti, almeno. Il detto risale agli antichi romani, dopo che proprio Giulio Cesare, avvalendosi dei calcoli dell’astronomo Sosigene, promulgando il calendario giuliano inserì la previsione dell’anno bisestile una volta ogni quattro anni aggiungendo un giorno al ‘Mensis Feralis’, dedicato ai morti e ai riti funebri. Il calendario gregoriano, introdotto da Papa Gregorio XIII nel 1582, cambia leggermente il calcolo, affinandolo ulteriormente. Lo scopo è sempre stato lo stesso: allineare il conto dei giorni all’anno solare, che dura più o meno 365 giorni e 6 ore. Seguendo la regola introdotta con il calendario gregoriano (sono bisestili gli anni non secolari divisibili per 4 e i secolari divisibili per 400) è possibile andare a ritroso per cercare i bisestili delle epoche precedenti. E a individuarne due che per Siena hanno avuto un certo valore è il professor Duccio Balestracci, di cui è da poco uscito l’ultimo libro ‘Attraversando l’anno: Natura, stagioni, riti (Intersezioni)’. Due sono gli anni citati subito dallo studioso: il 1348 e il 1260. "Il 1348 – racconta – è stato l’anno della peste a Siena. Così come per tutto il resto d’Europa, anche qui si abbatté questo flagello e la città ne uscì semidistrutta. Fu una delle più colpite dell’area italiana". E questo sembrerebbe avvalorare l’antica credenza di anni non particolarmente fortunati. Del resto, a proposito di flagelli, anche l’ultimo bisestile, il 2020, è quello che ci ha regalato il Covid. Ma l’altra data porta con sé un valore diverso. "Il 1260 – racconta ancora Balestracci – è per Siena l’anno glorioso della vittoria di Montaperti. E questo vuol dire, in poche parole, che possiamo aspettarci di tutto. Come sempre, del resto. In realtà, ci portiamo dietro per tradizione queste convinzioni, ma poi tutto è relativo. Per me che sono del Nicchio, per esempio, gli anni bisestili in cui ha vinto il Montone sono una catastrofe, mentre per i miei amici del Montone sono sicuramente ricordi bellissimi".

E allora, qual è l’ambizione che Siena dovrebbe seguire nel 2024, per superare certe paure? "Dovrebbe prima di tutto scrollarsi di dosso questa apatia – conclude lo studioso – e questa pigrizia intellettuale, una specie di torpore, che da troppo tempo ci fa sempre più sprofondare in una condizione di paesone di provincia. Dovremmo mirare più in alto".

Riccardo Bruni