DIEGO MANCUSO
Cronaca

Il barbiere degli artisti, da Fellini al maestro Henze. "Bottega aperta nel ’75"

Luciano Pallecchi racconta come tutto iniziò con la richiesta del regista. "Un cantante lirico mi domandò la rifinitura alla greca: lo sorpresi", svela

Luciano Pallecchi lavora nella sua bottega dove sono passati tanti vip e personaggi dello spettacolo

Luciano Pallecchi lavora nella sua bottega dove sono passati tanti vip e personaggi dello spettacolo

Montepulciano (Siena), 13 luglio 2024 – Chianciano, 1969. Federico Fellini arriva con la sua Maserati Mistral, scende al Gran Hotel e poi varca la soglia del salone Athos, in Piazza Italia, uno dei più rinomati della cittadina termale. Il regista chiede: "Chi è il più giovane? Voglio essere servito da lui". Tocca a Luciano Pallecchi, 20 anni, di Montepulciano, che, da quella temibile prova, inizia la sua carriera di barbiere degli artisti. "Nel 1975, con un po’ di coraggio, apro la mia bottega a Montepulciano, in Via Garibaldi, ora Via dell’Opio nel Corso, a pochi metri dal Teatro Poliziano e da Piazza Grande" ricorda Pallecchi, tuttora in piena attività.

"La vicinanza con i principali luoghi di spettacolo del Cantiere Internazionale d’arte (che inizia nel 1976, 25 luglio-8 agosto) è la mia fortuna: il Maestro Hans Werner Henze, fondatore del festival, diventa mio assiduo cliente, immancabilmente accompagnato dal suo assistente Fausto Moroni. D’estate Henze porta sempre il suo elegantissimo Panama bianco, ha pochi capelli, sulle tempie e sulla nuca, ma vuole essere comunque inappuntabile. È gentile ma riservato; chi mi tempesta di domande è invece Fausto, l’impressione è che parli anche per il Maestro e che entrambi siano curiosissimi di ‘capire’ Montepulciano". Negli anni tutte le "grandi firme" del Cantiere passano dalla bottega di Luciano: Riccardo Chailly, Jan Latham Koenig ("lo conobbi come giovane direttore d’orchestra emergente, è tornato da me da direttore artistico"), Detlev Glanert, Gaston Fournier Facio.

"Gaston ha fatto tutto nel Cantiere, il giovane mimo con Marcel Marceau, l’animatore musicale, fino a far parte della direzione artistica, mentre arrivava al vertice della Scala. Con lui, tramite mio fratello Roberto, componente del gruppo di Marceau, si creò un vero rapporto di amicizia: era sempre allegro, sorridente, veniva spesso a mangiare a casa nostra e immancabilmente si presentava con delle squisite torte alla crema". "Non sono mai stato chiamato per il ‘trucco e parrucco’ – conclude Luciano – ma ricordo una barba fatta in extremis ad un cantante lirico che doveva andare in scena: mi chiese una rifinitura "alla greca", la eseguii a regola d’arte, un po’ si sorprese che un barbiere di provincia conoscesse e praticasse quel particolare taglio". E mentre lo racconta, ammicca al quadretto, omaggio di un cliente in cui il barbiere ha la gestualità di un direttore d’orchestra.

Diego Mancuso