"Sono qui per testimoniare la solidarietà e la vicinanza della Chiesa ai dipendenti di cui verrà chiuso lo stabilimento in città per decisione della proprietà". Così il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena, che ieri ha portato personalmente un saluto agli operai di Beko all’inizio del corteo. Di recente il cardinale aveva incontrato i sindacati sottolineando anche con loro che "serve fare rete e stare insieme per dare una risposta a queste crisi, che colpiscono i lavoratori e le loro famiglie. Il rischio è che molte di queste persone nel breve termine potremmo ritrovarcele a chiedere sostegno ai centri di ascolto della Caritas". Concetto ribadito anche ieri mattina, alla presenza di don Vittorio Giglio, direttore della Caritas diocesana.
E in vista dell’arrivo del Natale, l’arcivescovo ha aggiunto: "Invio ai lavoratori un messaggio di speranza, pur mantenendo i piedi per terra in una situazione drammatica, che non deve far sentire ai lavoratori il cielo chiuso sopra di loro. So che le parole non bastano – ha concluso il cardinale – ma deve sempre esserci uno sguardo rivolto verso il futuro e la speranza".
Intanto sul piano operativo l’europarlamentare Pd Dario Nardella, dopo aver ricordato l’interrogazione urgente presentata alla Commissione Europea per "intervenire sul gruppo industriale", ha annunciato: "Beko è proprietà di un fondo turco, anche perché la società ha siti produttivi in vari Paesi europei come in Polonia, Ungheria, Regno Unito, oltre che in Italia. Cercherò di avere un contatto diretto anche fisico con i vertici della multinazionale. All’inizio di febbraio andrò a Istanbul. Personalmente ho già parlato con il sindaco della città e chiederò di incontrare la famiglia proprietaria del gruppo, Arçelik".
In difesa dello stabilimento Beko di Siena è intervenuto anche il presidente della Regione Eugenion Giani: "Tutta la Toscana è vicina ai 300 lavoratori di Beko a Siena che hanno visto una politica che sosteneva con le valutazioni dell’Antitrust come non vi fosse nessun pericolo all’aggregazione di Whirpool con l’altro soggetto turco, e poi ci troviamo sei mesi dopo a vedere il ‘tutti a casa’. Non lo accettiamo, non è accettabile". E ancora: "Noi vogliamo con il ministro Urso fare un ragionamento serio – ha concluso Giani – perché con il Golden power possa costringere in qualche modo l’attuale proprietà della Beko, sei mesi dopo aver avuto l’autorizzazione dall’Antitrust, a fare i conti con una realtà che non può veder mandare a casa 300 persone". Il segretario regionale del Pd, Emiliano Fossi, ieri in corteo, ha sottolineato: "Chiediamo massima attenzione da parte del Governo, è una vicenda che non riguarda solo Siena: ho presentato un’interpellanza che va proprio in questa direzione". "Uniti per dire no alla chiusura di Beko. Bene la manifestazione di Cgil, Cisl e Uil unite a Siena contro la chiusura". Così il capogruppo di Italia Viva in Consiglio regionale, Stefano Scaramelli, che ha aggiunto: "Nel nostro territorio, e in Italia, sta aumentando la crisi occupazionale. Il Governo deve intervenire con misure concrete e capaci di reindustrializzare questo sito così come gli altri che sono in vertenza sindacale. Auspico che nella seduta del Consiglio regionale della Toscana si voti un atto unanime a sostegno dei lavoratori di Beko".
Irene Galletti, consigliera regionale M5S, interviene con fermezza sulla chiusura annunciata dello stabilimento Beko di Siena: "sarebbe una ferita inaccettabile per il tessuto economico e sociale della Toscana e dell’Italia intera". Solidarietà ai lavoratori anche dal gruppo consigliere ’Per Siena’, ’Più Europa Siena’.
C.B.