
Il caso della cattedra all’ateneo di Bologna pagata dalle suore
L’ultima volta che il professor Paolo Gheda è stato a Siena alla Casa Santa Regina, delle Figlie di Sant’Angela Merici, era dicembre del 2019. Due mesi prima l’Università di Bologna aveva annullato il concorso per una cattedra di Storia contemporanea all’Alma Mater, finanziata con oltre 2 milioni di euro, dalla compagnia religiosa delle Figlie di Sant’Angela Merici, tramite la Fondazione Bianca Piccolomini Clementini di cui era presidente. L’epilogo di una brutta storia, iniziata nel 2017, con il professor Gheda che era riuscito a convincere le religiose di Santa Regina a farsi promotrici di una campagna per istituire una cattedra e ricordare la figura di Bianca Piccolomini.
Gheda chiese prima alle Università di Siena, poi a Perugia, di dar vita alla cattedra, che sarebbe stata finanziata attraverso le garanzie del patrimonio immobiliare della Compagnia. Il suo progetto fu vanificato da una vigorosa campagna di stampa, con La Nazione in prima fila, per impedire un concorso poco trasparente e soprattutto pagato con i soldi delle suore. Intervenne anche la Congregazione della vita consacrata, del Vaticano, che prima inviò un visitatore apostolico, poi un commissario nella Casa di Santa Regina. Che prese in mano l’amministrazione e bloccò l’erogazione dei 2 milioni di euro che avrebbero dovuto finanziare quella cattedra all’Università. Dopo mesi di battaglie e articoli, di dimissioni di membri della commissione giudicatrice, anche il rettore dell’ateneo di Bologna si convinse che quel concorso non s’aveva da fare. La Compagnia oggi è ancora commissariata, il presidente della Fondazione Bianca Piccolomini è Gilberto Seghizzi.