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Il ciclismo piange Idrio Bui Fu gregario dei campioni

Sinalunga: il grande sportivo è morto a 90 anni. La prima bici era della mamma. Coppi lo volle subito nella sua squadra, la Ghigi-Coppi nel 1958

Sinalunga piange Idrio Bui, il suo campione di ciclismo. Aveva 90 anni ed era conosciuto da tutti grazie a una passione straordinaria per la bicicletta. Un talento che colpì anche il grande Franco Coppi che lo volle nella sua squadra, la Ghigi-Coppi nel 1958. Bui rimase poi nel ciclismo che conta fino al 1964, anno del ritiro. Ma in realtà non se n’è mai andato dal suo mondo, tantissimi i ricordi e gli aneddoti raccontati negli anni, con quella simpatia e schiettezza genuina.

Dopo lo stop alle corse, Bui aprì un negozio di ferramenta ma le due ruote hanno sempre accompagnato la sua vita. Fu gregario del ’Campionissimo’, aiutò a vincere il Giro d’Italia ad Arnaldo Pambianco e si mise al servizio di un altro big, Vito Taccone. Era uno dei simboli del ciclismo che non c’è più, quello fatto di polvere, mito, storie che diventano leggende, passione pura. Non era uno sport ricco ma all’epoca era, a detta di tanti, il più popolare.

Cinque sorelle e due fratelli, Idrio ha vissuto in una famiglia numerosa passando la sua prima gioventù in una casa colonica vicino alla Fratta. Il babbo lavorava alle fornaci e anche lui ne seguì le orme pedalando tutte le mattine per raggiungere il luogo di lavoro, le fornaci di Poggi Gialli. Quei quattro chilometri, ripetuti al ritorno, furono i suoi primi allenamenti e presto capì che con la bicicletta ci sapeva fare.

La sua prima bici era quella di mamma, un modello femminile, Idrio la trasformò e nei pomeriggi di sfide con gli amici nessuno gli stava dietro. Ha vinto nella categoria allievi ed è stato un ottimo dilettante dove ha conquistato 56 successi (tra cui la Coppa Sabatini) distinguendosi. Fu solo il grande Nencini a batterlo in un Giro del Casentino. Al Giro dell’Appennino del 1957, tra i professionisti, Idrio correva tra gli indipendenti e si fece notare da Fausto Coppi. La sua carriera decollò, corse tante volte il Giro d’Italia e la Vuelta in Spagna, vinse una tappa al Giro di Sicilia conquistando bei piazzamenti in diverse gare e nelle grandi classiche: decimo al Giro di Lombardia del 1962 anno in cui giunse undicesimo alla Milano-Sanremo.

Bui era un gregario fedele, leggero e scattante, la montagna era il suo habitat. Ha conosciuto e condiviso momenti di sport e di vita con leggende come Bartali, Anquetil e Bahamontes. Il suo Comune lo ha ricordato con affetto: "Sinalunga, e il mondo del ciclismo, perde un grande protagonista che con determinazione, pazienza, sacrificio e modestia si è sempre saputo distinguere".

Luca Stefanucci