Siena, 5 settembre 2024 – Le parole di Velluto nell’intervista in redazione:
Il primo pensiero quando è scoppiato il mortaretto?
“Qualcosa che mancava ed è arrivato dopo tanti anni. Una gioia immensa, indescrivibile. Come le emozioni provate nei cinque giorni culminate nella chiusura del cerchio. Bellissimo”.
Nerbo alzato in anticipo ma tanti Palii sono stati vinti al fotofinish.
“A cavallo ti rendi conto se arriva in crescendo o no. Benitos poteva fare anche altri due o tre giri, non l’avrebbero mai ripreso. Ho alzato il nerbo prima perché, quando non era impegnato guardava un po’ tutto. Quindi non volevo arrivare lì, magari scendeva la gente e Benitos faceva qualche numero, sciupando tutto alla fine”.
Cosa hanno in comune Velluto e Bruni?
“I giorni prima del Palio c’è stata sempre una comunicazione tranquilla senza farsi prendere dall’ansia. Di ogni cosa ne abbiamo parlato, mi sono rapportato bene con lui per tale motivo”.
Molti dicevano che la Lupa poteva fare solo il Palio in difesa.
“Ero tranquillo, l’occasione della vita. Non poteva andare male. Non avevo telefono, non ho mai guardato la televisione per non distrarmi”.
Un segno che c’è stato nei giorni del Palio?
“La mattina della Tratta, mentre andavo a fare scuderia, mi ha attraversato un lupo. Un po’ di rapporto c’era con la Contrada, poteva essere la strada...”.
Preghiere o confessioni particolari?
“Ho instaurato un bel rapporto con il correttore. Non vado a messa tutti i giorni, però ci credo e so anche che non si fa la comunione senza confessarsi. Allora l’ho fatto con lui, prima della messa del fantino e per il feeling che c’era. Non che avessi tanto da confessare, eh...”.
La Lupa si è messa in mezzo quando l’Istrice parlava con la rincorsa.
“Non è che si prende il numerino... tocca a quello, tocca a quell’altro”.
Le ultime parole prima di uscire dall’Entrone.
“Un abbraccio, c’eravamo detti tutto prima. Era tutto chiaro”.
Perché ha vinto la Lupa?
“Era il momento giusto”.
La frase più bella dopo la vittoria?
“Non saprei da che parte rifarmi (oltre 900 messaggi la sera del giro della vittoria nel cellulare, ndr)”
Moglie e figli, un retroscena.
“Li ho sentiti tanto vicino”.
Regalo per Benitos?
“E’ il minimo! Ama le caramelle alla menta, gli regaleremo magari la pulizia dei denti per il suo benessere”.
Numero portafortuna?
“Il 7, è nata Eleonora. E’ sempre venuto fuori in tante situazioni positive”.
Il terzo polo grazie a Dino?
“No, dai. Uno deve restare con i piedi per terra e vedere che succede l’inverno”.
L’insegnamento dato dai genitori che in questo Palio ha trovato spazio.
“Che le persone non si comprano, non sono in vendita. I soldi non sono tutto, se c’è la salute e uno può andare a lavorare si risolvono tanti problemi”.
Il capitano Giulio Bruni: “Io e Dino, stessa impostazione. Razionalità e il 7 portafortuna”
Il primo pensiero quando è scoppiato il mortaretto?
"Ce l’abbiamo fatta. Eravamo consapevoli di avere i mezzi per riuscire a vincere, se si presentava l’occasione andava sfruttata. Pensieri allo scoppio del mortaretto nessuno, solo emozioni. Un’esplosione di sentimenti e di felicità”.
Nerbo alzato in anticipo ma tanti Palii sono stati vinti al fotofinish.
“Mi sono reso conto che era in controllo, c’era un bel vantaggio. Quando ha alzato il nerbo aveva girato il Casato e con le altre Contrade c’era margine: il segnale che ce l’avevamo fatta”.
Cosa hanno in comune Velluto e Bruni?
“La razionalità dell’approccio alle situazioni e la voglia di approfondirle senza farsi prendere magari dall’ansia di ciò che va fatto. Abbiamo avuto la stessa impostazione: piedi in terra. Sangue freddo”.
Molti dicevano che la Lupa poteva fare solo un Palio in difesa.
“Che fosse una situazione difficile da affrontare era evidente. Ascolto poco le trasmissioni e leggo poco i giornali durante il Palio. Preferisco restare concentrato sull’obiettivo, lavorando su ciò che vedo e sento con le persone dello staff”.
Un segno che c’è stato nei giorni del Palio?
“Nessun segno, l’unica cosa che ho notato è che dalla sera del 16 fino a tutto il 17 ho cominciato ad avere più tranquillità, anche mentale. Ero consapevole che stavamo andando nella direzione giusta”.
Preghiere o confessioni particolari?
“Ho vissuto normalmente il Palio. Nè fioretti o cose che mi potessero condizionare mentalmente, anche in positivo”.
La Lupa si è messa in mezzo quando l’Istrice parlava con la rincorsa.
“Ho pensato ’forse si è dimenticato di dire qualcosa alla rincorsa’”.
Le ultime parole prima di uscire dall’Entrone.
“In realtà un abbraccio che ci siamo scambiati. E’ stato un ribadire quello che c’eravamo detti fino ad allora, intendo la tattica di corsa. Era arrivato il momento”.
Perché ha vinto la Lupa?
“Ha accettato le regole del Palio giocando con quelle. Con l’idea chiara in testa di fare una corsa non semplice. Partire fra i primi e prendere la testa era una possibilità preventivata”.
La frase più bella dopo la vittoria?
“Non ce n’è una , tutte le persone sono state dirette e sincere”.
Moglie e figli: un retroscena.
“Siamo tutti della Lupa, eravamo abbastanza coinvolti. Mio figlio Massimo, 10 anni, fra luglio e agosto mentre si tornava a casa disse ’babbo, però se ad agosto non si vince non va bene’”.
Regalo a Benitos?
“Ovvio, se lo stramerita”
Numero portafortuna?
“Il 7. Ricorrente in tante fasi della vita, anche Benitos aveva il 7”
Nasce il terzo polo grazie a Dino?
“Le Contrade porteranno avanti i rapporti radicati, chiaro poi che strada facendo qualcosa possa cambiare. Però si riparte da dove abbiamo lasciato e vediamo cosa succede nell’inverno”.
L’insegnamento dato dai genitori che in questo Palio ha trovato spazio.
“Quando si crede in qualcosa bisogna mettercela tutta. Sempre”.