Il fascino antico delle Mille Miglia. Quelle auto rombanti “ai telefoni“

Una foto una storia Nello scatto di Mattioli, il passaggio a fine anni Sessanta ai margini della città

Il fascino antico delle Mille Miglia. Quelle auto rombanti “ai telefoni“

Angolo tra via Pescaia e via Sauro, la foto di Augusto Mattioli delle Mille Miglia

Siamo all’angolo di Pescaia con via Sauro: quella che i senesi di una certa età chiamano "ai telefoni", visto la presenza dell’antica Sip. E Augusto Mattioli, tardi anni Sessanta, ferma l’immagine su una Mille Miglia. C’è un antico legame fra Siena e questa leggendaria corsa, dai tempi in cui era vera competizione. Un legame che si insinua anche con le nostre terre. Scriveva il poeta Roberto Roversi: "Su Radicofani sembrano saette, per le stanze di un castello antico, trecento curve e la morte strina e gomme roventi, e puzzo di benzina!".

Un pilota di auto antiche è di per sé un filosofo, un uomo nel senso antico, metafisico della parola. È un asceta che riesce a dimenticarsi del proprio corpo, che confida sul motore della Provvidenza. Sa che se perde anche un solo colpo può arrivare la sconfitta. Per questo sorride ad angeli, che restano invisibili alla nostra vista. Ed è anche un meccanico, gli occhi sono fissi sui manometri. Sa che una perdita d’olio, un semplice colpo di testa, un accenno di tosse del carburatore, la sincope di una candela possono costargli la vittoria. Ma è sempre un uomo moderno. È già un uomo moderno. Lo scrittore ideale è e resta Hemingway. Quando entrano in Piazza del Campo sanno tutti di essere al cospetto di altra bellezza. Sempre architettata da uomini superiori, come quelli che pensarono alla linea della Ferrari California. Sempre alla ricerca del bello, dell’eterno. E poi anche oggi la Mille Miglia è la corsa di un ciclico dopoguerra. In Italia il dopoguerra non finirà mai. Tutti pronti ad aspettare una possibile ripresa morale ed economica. I motori di quelle auto cantano non rombano, hanno molto di umano, ci assomigliano. Se c’è luce in un’idea, in un progetto, ci sarà bellezza anche nella persona che lo conduce. Se c’è armonia ci sarà ordine. E quindi pace nel mondo.

Le automobili hanno perso da tempo il contatto con l’uomo. Vivono un mondo a parte, autonomo. Efficienti quanto volete ma senza un cuore pulsante. La perfezione non lo permette. Per questo la foto di Mattioli è una foto veramente antica: gli impermeabili degli spettatori sfumano come un quadro impressionista, non hanno corpo ma solo ombre e le auto che sfrecciano hanno il rispetto dell’aria che fendono come una lama affilata. Ogni invenzione riuscita si fonda sull’armonia fra cielo e terra, sulla concordanza fra il torbido e il chiaro.

Massimo Biliorsi