’Il fiorino nero di Dante’, le origini di una famiglia

Il romanzo di Marco Del Pasqua, edito da Extempora. Teatro, il Castello di Poggio Santa Cecilia

Il fascino del romanzo storico: sollecitare gli eventi veramente accaduti verso il particolare, verso una trama più intima. Questo il senso, e il percorso ispirativo, di "Il fiorino nero di Dante" edito da Extempora e scritto da Marco del Pasqua con prefazione di Patrizia Turrini. Una storia volutamente interrotta nel gioco di trama fra passato e presente: ne sa qualcosa il protagonista, Umberto di Ruffaldo, pronto all’immersione nelle (oscure) origini della sua famiglia.

Un gioco a crescere: "la sua famiglia non è di origini lombarde ma toscane", tutto ha inizio da questo incipit, il resto è compiuto dalla fantasia dell’autore e dalle evocatrici ambientazioni, che giocano a ricostruire il senso di personaggi a fosche tinte, da Riccardo, il fante scudiero di Dante, giocando sul mistero, mai andando oltre il sussurro di una leggenda, sempre adoperando toni sfumati e di sicuro fascino. Fulcro della vicenda il Castello di Poggio Santa Cecilia, in terra di Rapolano, che unisce passato e presente segna il senso di una bella avventura che mette d’accordo narrativa e saggistica, dove le apparizioni in sogno sono molto più reali, e toccanti, di quello che si possa razionalmente pensare. E questo è un sicuro merito dell’autore.

Massimo Biliorsi