Tre giorni di Congresso nazionale degli Ordini degli Ingegneri a Siena (titolo "Svolte. Ingegneria per governare il cambiamento"), preceduti dall’anteprima a Grosseto. con il coinvolgimento diretto dei due Ordini territoriali. "Chiudiamo questo Congresso con un bilancio estremamente soddisfacente – spiega Francesco Gaudini, presidente dell’0rdine degli ingegneri di Siena –, sia per la partecipazione sia per i contenuti proposti".
Partiamo da qui, in cosa pensate di avere innovato?
"Forse per la prima volta, abbiamo approfondito i temi dell’ingegneria del secondo e terzo settore, cioè industriale e informatica, e quella emergente, dalla robotica alla biomedica. E abbiamo centrato l’attenzione sull’Intelligenza artificiale; una professione che cambia rapidamente".
Sul fronte tradizionale, si è parlato molto anche di rischi ambientali e protezione civile: cosa dovrebbe essere fatto?
"Il nostro è un territorio fragile e a rischio. Ma l’Italia manca di una cultura della prevenzione e della sicurezza. Da tempo noi chiediamo di far passare, per esempio nelle aree esondabili, prima i piani di adeguamento rispetto a qualsiasi prospettiva urbanistica. Ma spesso le priorità si invertono".
E sul fronte normativo cosa chiedono gli ingegneri?
"Purtroppo è semplice: leggi certe e mediamente stabili, non che cambiano ogni due tre anni".
Talvolta gli Ordini sono considerati superflui, qual è il senso più importante del vostro?
"Essere iscritto a un Ordine non è un privilegio per il singolo, ma una garanzia per la comunità. Chi è iscritto a un Ordine ha obblighi di formazione continua e un codice deontologico da risppettare. E come dice sempre il nostro presidente nazionale Perrini, l’obbligatorietà dovrebbe essere estesa anche a chi è laureato e non esercita direttamente la professione, ma lavora proprio in forza di quella laurea magari come dirigente d’azienda".
Tornando al congresso: Siena ha pessimi collegamenti e non ha un centro congressuale stabile, come vi siete mossi per organizzare questo evento?
"È vero, siamo partiti da alcuni svantaggi cercando di trasformarli in punti di forza. Per esempio oltre la metà dei congressisti ha dormito in strutture del centro, potendo raggiungere il nostro centro con pochi minuti di camminata in quello che è un museo a cielo aperto: ecco che anche le difficoltà logistiche sono diventate un punto di forza. E così anche l’ospitalità diffusa sul territorio, tutti aspetti molto apprezzati".
Quanto è stato complicato organizzare l’iniziativa?
"Ci siamo riusciti con l’aiuto di tanti interlocutori. Il Comune di Siena è stato fondamentale, per l’utilizzo della Fortezza, la concessione del patrocinio, ogni agevolazione per quanto possibile. E poi le società che erogano i servizi, il mondo delle Contrade, la Soprintendenza, l’associazione degli albergatori, l’Università di Siena. E ovviamente a ogni livello i contributi, grandi e piccoli, dei nostri iscritti".
Di cosa è più orgoglioso?
"A parte la buona riuscita, aver gestito l’evento con una conferenza dei servizi per coinvolgere e allineare tutti i soggetti. Siamo stati il primo caso a livello nazionale, potremmo aver fatto da battistrada per il fututo".