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Il grande ritorno dei turisti stranieri Le presenze superano i 5 milioni
di Eleonora Rosi
Il turismo si riconferma uno dei settori trainanti dell’economia della provincia di Siena e del Made in Italy in generale. Secondo i dati relativi al 2022 a livello nazionale le presenze sono aumentate del 37%, grazie soprattutto al recupero del turismo dei non residenti e alla resilienza della stagione estiva. Tuttavia, si registra ancora un numero di presenze inferiore ai livelli pre Covid con un saldo del -9,3% rispetto al 2019.
"I dati sono importanti ma è più importante l’elemento sociale – ha detto Andrea Favaretto, direttore del Centro studi sintesi di Mestre alla Giornata dell’Economia -. Adesso si parla di ‘industria del turismo’, ma si tratta di un settore trasversale in grado di coinvolgere a pieno i territori in cui opera. Nel 2022 Siena ha avuto oltre 5 milioni di presenze, registrando un aumento del 40,6% rispetto al 2021. Ma nonostante questo i dati sono inferiori del 2,7% a quelli del 2019".
Il report dell’Osservatorio del turismo della provincia evidenzia come le presenze turistiche non siano spalmate in modo uniforme durante tutto l’arco dell’anno, ma siano invece concentrate nel periodo estivo. "Si registra un importante aumento della presenza di turisti stranieri, che dopo il covid hanno dimostrato di avere una ‘fame d’Italia’ – ha detto Favaretto -. La permanenza media in provincia è stabile a 2,7 giorni, e nel 2022 le quasi 3000 strutture ricettive della provincia sono arrivate a contare circa 68 mila posti letto".
Risulta evidente l’importanza del settore turistico, se consideriamo che circa un ottavo delle 24.036 imprese della provincia di Siena afferisce alla filiera turistica. Il fatturato nella stagione primaverile 2023, rispetto a quella 2022, è stato stazionario per il 42,5% del comparto, in diminuzione (fino al 50%) per il 18% delle imprese, e in crescita (fino al 50%) per il 30% delle imprese. "È curioso perché, se andiamo a vedere il giudizio degli operatori sulla stagione appena trascorsa questo è per la maggior parte di loro negativo: si scopre così che ‘non siamo mai contenti’– ha detto il professore di economia Federico Della Puppa -. Ma il tema importante è l’impatto dell’aumento dei costi che aziende e imprese hanno dovuto sostenere di fronte al mutare del mercato in relazione alla guerra in Europa". L’impatto dell’aumento dei prezzi è stato rilevante per il 94,5% delle imprese della provincia di Siena, il 64,5% delle quali ha dovuto alzare i prezzi dei propri prodotti o servizi per far fronte all’inflazione generale.
"Chi è riuscito a non aumentare i prezzi, due volte su tre lo ha fatto perché ha scelto di avere un margine di guadagno limitato per mantenere la clientela – ha detto Della Puppa -. Questo può essere un elemento positivo nel breve periodo, ma nel lungo periodo significa riduzione degli utili e degli investimenti, mentre il turismo ha bisogno di interventi costanti". Quasi la metà delle imprese del settore ricettivo ha dovuto aumentare i propri prezzi per tenere il passo con l’inflazione, ma il dato positivo è che la maggior parte di loro li ha aumentati non più del 10%. "Quindi, forse la riduzione del turismo (rispetto ai livelli pre-covid ndr) non può essere imputata ad un aumento dei prezzi delle strutture – ha detto Della Puppa -. La possibilità di offrirsi in modo più coerente su quelle che sono le esigenze dei turisti è un qualcosa su cui fare una riflessione. Attenzione però a non svendere la capacità della provincia di Siena: il tema non è offrire di più, ma offrire meglio".