Il manager si racconta: "Da Chianciano all’India. Sono l’unico straniero"

Francesco Brancati 36 anni lavora nel gruppo Lonza .

Il manager si racconta: "Da Chianciano all’India. Sono l’unico straniero"

Francesco Brancati, il secondo da sinistra, insieme ai colleghi di lavoro, è l’unico straniero nel suo team

Ogni mattina un autista passa a prenderlo a casa (per un europeo è difficile e anche pericoloso guidare nel traffico caotico della città) e ogni mattina, per portarlo in ufficio, percorre una strada in senso contrario. Lo stesso fanno, per esempio, anche i suoi colleghi di lavoro, ma a nessuno viene in mente di modificare o invertire il senso di marcia di quella strada. È un flash sulla vita di tutti i giorni nella città indiana di Gurgaon, oltre 170.000 abitanti, a circa 30 chilometri da Nuova Dehli, che dà un’idea di quanto l’esistenza, laggiù, possa essere diversa da quella di un occidentale.

A raccontare l’episodio è Francesco Brancati, chiancianese, 36 anni, giovanissimo dirigente del gruppo svizzero Lonza, leader mondiale della chimica che, da quattro mesi in India, sta vivendo l’esperienza più impegnativa della sua già brillante e intensa carriera.

"Dopo aver lavorato in Ungheria, Svizzera e Inghilterra – racconta Francesco, di passaggio per Chianciano, dovendo recarsi per un workshop presso la sede spagnola dell’azienda – mi è stato proposto un periodo di due anni in questo enorme paese asiatico, e ho accettato. Sono l’unico straniero nel sito produttivo di Gurgaon, che dà lavoro a 220 addetti, tutti indiani" prosegue Brancati.

"Per loro, un italiano è un personaggio sconosciuto, misterioso – continua Francesco – neanche "miti" che consideriamo universali, come il calcio o la cucina, appartengono ad un bagaglio comune. Tutta l’Europa è considerata una terra di sogno perché sono ancora pochissimi gli indiani che viaggiano. A me – che ho visitato le grotte di Ellora, patrimonio Unesco, il Tempio d’oro di Amristar e le spiagge di Goa –dicono che ho visto più io in quattro mesi che uno di loro in tutta la vita". Diplomato a Montepulciano, al Liceo scientifico Sangallo, laureato in Economia e commercio a Siena, avendo sostenuto la "magistrale" in lingua inglese, con un’esperienza anche negli Usa, Francesco ammette che la visione dall’aereo, nonostante il maltempo, della terra italiana, gli ha provocato una forte emozione.

"E poi mi ha colpito il silenzio – continua il racconto – in India sei accompagnato costantemente da un rumore, come minimo quello prodotto da un condizionatore, al quale si aggiungono il traffico, la folla". "I ritmi di lavoro sono accettabili - racconta il giovane manager italiano -, anche se per gli indiani può essere normale rinunciare al riposo nel fine settimana, in caso di necessità. Nel mio team siamo in cinque, c’è un buon clima, ma quello che colpisce di più è la quantità di occupazioni semplici o umili, svolte da persone che appaiono rassegnate a quel ruolo e che sono il riflesso della suddivisione della società in caste. Dopo i 40° fissi d’estate – prevede infine Francesco – ora ci attendono due mesi durissimi di inquinamento dovuti al fumo che si sprigiona dagli incendi accesi nelle campagne, prima della semina: non sarà consigliabile uscire per camminare all’aperto".

Diego Mancuso