REDAZIONE SIENA

Il naufragio di Lampedusa ’Fronte’ al Piccolomini

Presentato l’evento, previsto sabato, ideato dall’ex studente, Michele Caliani. Sarà approfondito il tema dell’Altro con il testimone della tragedia Vito Fiorino.

Il naufragio di Lampedusa ’Fronte’ al Piccolomini

Era a pesca nel mare di Lampedusa, Vito Fiorino, il 3 ottobre 2013: il destino lo ha reso testimone del tragico naufragio. Pronto a soccorrerli, adesso i suoi salvati lo chiamano ‘father’, per lui sono ‘figli’. Quell’esperienza gli ha cambiato la vita e oggi, per Fiorino, quell’esperienza è un messaggio, d’amore, da diffondere. Il suo racconto sarà al centro dell’evento ‘Fronte-Il nostro problema con l’altro’ che si terrà nell’Aula Magna del Piccolomini, sabato prossimo. Al mattino, dalle 11,30 alle 13,30 dedicato agli studenti dell’Istituto, nel pomeriggio, dalle 16 alle 19, a chiunque voglia prenderne parte (sarà anche allestito uno schermo fuori dal Liceo).

Sarà un momento di approfondimento e di riflessione, dall’approccio non solo umano, ma anche ‘scientifico’ grazie alla presenza di Paolo Ruspini, professore associato all’Università Roma 3; il sociologo parlerà di ‘Confini e conflitti: le migrazioni nell’Est Europa’. Ideatore, promotore e organizzatore Michele Caliani, ex studente del Liceo Musicale, laureando a Roma nella Magistrale in Strategie culturali per la cooperazione e lo sviluppo. "Ho avuto la fortuna di conoscere Vito Fiorino e il professore Ruspini in ambito universitario – ha spiegato Caliani – e ho pensato che sarebbe stato bello portare a Siena la loro testimonianza. Il tema è quello del ‘fronte’, quello spazio sicuro dove troviamo protezione armati della più forte delle ideologie: l’identità. Ma costruirsi un’identità significa scontrarsi con l’altro, prendere familiarità con l’altro significa prendere familiarità con noi stessi e viceversa".

"Siamo contenti di poter portare a Siena testimonianze di così alto valore – ha commentato Federico Frati, dirigente dell’Istituto –, ma soprattutto che i ragazzi possano avere un contatto concreto, fisico, con chi ha vissuto certe esperienze. Siamo un’umanità che scappa, tendiamo a rimuovere ciò di cui non abbiamo concretezza: questa è un’opportunità per rilanciare la consapevolezza su ciò che ci succede intorno". "Abbiamo organizzato con piacere questo evento su proposta di Michele – ha chiuso la docente Rita Petti –. E’ stato mio studente: bello che sia tu a imparare da qualcuno che hai aiutato a crescere. Al centro c’è il problema dell’altro, inteso a livello generale, ma anche come fenomeno migratorio. Verrà anche proposto un saluto musicale: un regalo degli studenti".

A.G.