di Laura Valdesi
SIENA
Nato a Roma ma un po’ cittadino del mondo per via del lavoro del padre, ingegnere dell’Erickson, che l’ha portato all’estero, anche in Oriente a Kuala Lumpur. Il buen retiro però, sin da piccolo, è da anni a Quercegrossa, nel comune di Monteriggioni. Qui vive con la famiglia il neo alfiere del lavoro Alessandro Vincenzo De Vita, 19 anni, figlio unico, insignito del prestigioso riconoscimento ieri durante la cerimonia al Quirinale. Direttamente dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. "Il presidente mi ha fatto le congratulazioni per il percorso di studi elogiando la grande tradizione di fisici dell’Università La Sapienza che frequento", racconta Alessandro De Vita.
Il padre Sergio Augusto De Vita, ingegnere, spesso fuori per lavoro, sua madre Paola Correale casalinga.
"I miei successi scolastici li devo in gran parte a lei, all’aiuto dal punto di vista pratico che ogni giorno mi ha dato con la sua presenza morale e affettiva. Li devo anche a mio padre per l’opportunità di studiare in un istituto come il ’Sacro Cuore’ di Siena".
Sempre tutti dieci fin dalle medie: l’alfiere del lavoro è un ’secchione’?
"Non userei questo termine o altri più celebrativi. Sono una persona curiosa che fa del duro studio il suo valore principale. Voglio solo fare il mio dovere con passione e curiosità. Farlo per tutta la vita, ora con lo studio, dopo con il lavoro".
Piedi ben saldi per terra e umiltà.
"Fondamentali per me".
Altri hobby?
"Quello principale è la lettura. Romanzi, saggi su argomenti scientifici e filosofici. Metto quello che apprendo nel mio blog che ho aperto da poco e si chiama ’Eccevita’. Qui posto articoli su libri che leggo e possono avere spunti interessanti".
Passione per le materie scientifiche sin da piccolo?
"Ho sempre avuto passione per ogni materia, ogni cosa che si può studiare. Curiosità generale".
Iscritto al primo anno della facoltà di Fisica all’università La Sapienza di Roma: dove vuoi arrivare?
"Una scelta netta, la adoro perché ha un approccio trasversale. Il lavoro sperimentale e applicativo che permette anche di verificare le verità che uno può trovare, a livello più profondo, della filosofia. Sicuramente mi vedo ricercatore, non voglio smettere mai di studiare".
Chi è venuto alla cerimonia al Quirinale?
"Mio padre, è abituato a incontri istituzionali. Mia madre è più timida. E’ stato emozionante l’incontro con il presidente Mattarella e con gli altri alfieri del lavoro, simili a me per curiosità e senso del dovere".
Niente social?
"Ho i social, Instagram"
Qualche volta al cinema?
"Il film Oppenheimer (autentico prodigio della fisica, ndr)".
Hai un modello da seguire?
"Prendo spunto da un discorso che ci è stato fatto. Il ricercatore deve essere leader ma non esiste più il singolo ma ci sono gruppi. Dietro tutte le grandi scoperte non c’è solo un nome ’faro’, non c’è solo Oppenheimer, solo Hawkings ma una pluralità di persone. Ecco cosa amo della ricerca e della mia materia".
Cosa chiederebbe il neo alfiere del lavoro al premier Giorgia Meloni?
"Di ragionare sul compromesso. Alla fine una cosa che penso riguardo alla politica è questo, pur avendo posizioni polari deve trovare un punto d’incontro perché è proprio qui che si forma il benessere dei cittadini. Le chiederei anche di mantenere la forte personalità, ammiro il fatto che si sia fatta da sé. E, ripeto, le domanderei di lavorare sul compromesso e la stabilità che per me è incarnato in maniera egregia dal presidente Sergio Mattarella".