Pramac è un colosso industriale di caratura mondiale, ma è anche – e forse soprattutto – una famiglia. A partire dal nome, che infatti è l’acronimo di Paolo, Riccardo, Alessandro, Mario e Adriana Campinoti: una famiglia, appunto, con un padre, (Mario, il fondatore dell’azienda), una madre e i loro tre figli che, a cavallo di bolidi da 300 chilometri all’ora, è salita in cima al mondo partendo da un piccola città di 4mila abitanti come Casole d’Elsa, arrampicata a 400 metri d’altitudine su una collina del senese.
Ma se a scatenare i cavalli delle sue moto ha iniziato da lì nel 2002, la famiglia Campinoti, orginaria di Colle Val d’Elsa dove in gran parte ancora risiede, ha cominciato a costruire la sua scuderia da un’altra parte e qualche decennio prima, quando l’azienda si trovava nella vicina Monteriggioni, e si chiamava ’L’Europea’, fabbricava macchinari per l’edilizia e il primogenito Paolo, oggi Ceo e il ‘Team Principal’ più cercato dal circo mediatico che ruota attorno alla MotoGp, era ancora uno studente.
Dopo la laurea in Economia e commercio, Paolo sedette sulla poltrona di amministratore delegato della società e fin dall’inizio fece capire di che pasta fosse fatto con la minaccia di una serrata, che non ci fu – perché in realtà non la voleva affatto – ma che diede il là a una normalizzazione dei rapporti sindacali diventati di lì a poco un’eccellenza, poi trasferita e ulteriormente migliorata in Pramac insieme a produzioni di tutt’altro genere che, ‘annusando l’aria’ e inseguendo sempre innovazione e internazionalizzazione, hanno portato la società a essere leader mondiale nel settore dei generatori elettrici e dell’immagazzinamento dell’energia, con sedi produttive, commerciali e di rappresentanza in 180 Paesi del mondo e centinaia di dipendenti.
Il ‘cuore’ dell’impero Pramac, però, è rimasto a Casole d’Elsa, perché per Paolo Campinoti il cuore non è solo il centro della complessa attività del grande gruppo industriale che dirige, MotoGp compresa, ma è anche, o forse soprattutto, il centro dei sentimenti. Si deve a quello se la ‘casa madre’ è ancora nell’area industriale ‘Il Piano’, nonostante le difficoltà logistiche che deve superare e se il cordone ombelicale che lega il ’Capo’ (così lo ha chiamato amichevolmente Jorge Martin domenica in diretta televisiva) al territorio è ancora pulsante.
E’ lo stesso cuore che, agli albori del XXI secolo, permise a Pramac di superare praticamente indenne la grave crisi del gruppo seguita al crollo di una controllata svizzera. La società fu, addirittura messa in liquidazione, ma l’abilità imprenditoriale e il fiuto di Paolo Campinoti portarono rapidamente al rovesciamento della situazione: Pramac fu non solo salvata, ma rilanciata e fu dato allora il primo ‘colpo di acceleratore’ verso la conquista del mondo in motocicletta, senza lasciare Casole d’Elsa. Dove, c’è da scommetterci, il cuore di Campinoti continuerà a battere anche da campioni del mondo, come ha continuato a fare da presidente di Confindustra Toscana sud, da consigliere d’amministrazione di colossi industriali come ‘Wallbox Charges’, ‘Pr Industrial’ e ‘Riello’, da executive vicepresident per il Sudamerica di ‘Generac Power System’ e da Console onorario di Bahrein e di Romania.
Oggi Pramac è presente in 180 Paesi del mondo, con 16 sedi operative e 7 impianti produttivi in Europa, Asia e Sud America nei quali occupa oltre 1.100 dipendenti: un colosso internazionale che esporta le sue produzioni in 85 paesi stranieri e genera un fatturato annuo di oltre 500 milioni di euro, l’80 per cento del quale nello stabilimento di Casole d’Elsa.