di Michela Berti
Non è una vertenza come tutte le altre quella di Beko. Non lo è perché mai, come questa volta, i lavoratori sono stati tanto uniti. Non è semplice stare insieme quando c’è da condividere un dolore come quello della perdita del posto di lavoro, ma loro ci riescono. Ed è questa la forza che alimenta la protesta e tiene alta l’attenzione. Ce la stanno mettendo tutta anche le istituzioni che, con la mossa di Train spa, si fanno avanti per acquistare l’immobile e metterlo sul mercato con un affitto competitivo. Mossa politicamente forte, certamente un segnale rassicurante per i lavoratori. L’importante, quando si mettono in gioco soldi pubblici – Train è per il 54,34% di soci pubblici, il 31,84% di LFI (Ferroviaria Italiana) e Monte dei Paschi di Siena (13,82%) – è che arrivi poi un imprenditore interessato al sito. Altrimenti ai nostri Comuni - soprattutto a Siena con il suo 37,36% - potrebbe rimanere il cerino in mano e una scatola vuota. La partita è delicata, parla chiaro Michelotti che, come leggiamo nel servizio a pagina 4, striglia la Fondazione MPS: servono soldi, e tanti. Ma resta comunque il problema di un modello industriale dove il ’prenditore’ spazza via l’imprenditore lasciando poi al pubblico il compito di lanciare il salvagente.