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Incidente mortale sull’Autopalio L’autista condannato a 3 anni

Perse la vita una guida turistica, trafitta dal guard rail. Barriere stradali sotto accusa ma risultano conformi. Assolti dal giudice Spina "perché il fatto non sussiste" perito di una ditta e architetto dell’Anas .

di Laura Valdesi

SIENA

Le barriere di sicurezza sulla carreggiata nel tratto della ’Palio’ fra Monteriggioni e Badesse erano regolari. Nessuna colpa dunque nella morte della guida turistica Elena Urtaeva, 41, che venne trafitta dal guard-rail il 22 maggio 2019 quando il pullman turistico a due piani si ribaltò fuori dalla carreggiata. Assolti infatti con formula piena i due tecnici (un terzo è deceduto) accusati di omicidio colposo: "Il fatto non sussiste". Il tribunale, come chiesto dal pm Siro De Flammineis, ha invece condannato a 3 anni per omicidio stradale Leonardo Santoro, 40 anni, di Castrovillari, conducente del bus che era diretto a Siena con una comitiva straniera. Disposta anche la revoca della patente. "Lette le motivazioni – spiega dopo il verdetto il suo avvocato Salvatore De Marco – presenteremo appello". L’autista del pullman non era presente in aula quando alle 14 è stata letta la sentenza. C’era invece l’architetto dell’Anas, seduto accanto al difensore Bernardini: sarebbe stato il direttore dei lavori delle opere di adeguamento del tratto stradale nel quale accadde l’incidente mortale. Assente anche il perito, difeso dagli avvocati Beatrice Borghi e Daniela Del Lungo che hanno dimostrato nel corso del dibattimento che non era legato ad alcun rapporto di dipendenza con la ditta che aveva posto in essere le barriere mettendo solo a disposizione del collaudatore gli strumenti per svolgere l’attività.

"Un processo difficile – osserva l’avvocato Bernardini – perché la normativa tecnica che riguarda le barriere risulta particolarmente complessa. Tale è stato ricostruire la disciplina vigente, le normative tecniche e la dinamica dell’incidente. L’assoluzione con formula piena ’perché il fatto non sussiste’ vuol dire che non c’è stata alcuna condotta colposa, nessuna determinazione in questo sfortunato evento perché le barriere erano conformi". Un aspetto sul quale si è dibattutto a lungo nel corso delle tante udienze necessarie per fare chiarezza.

"Fin dall’inizio è stato importante ricostruire le varie figure e funzioni che gli imputati avevano nel processo – sottolinea l’avvocato Beatrice Borghi che con Daniela Del Lungo assisteva il perito – per poter escludere completamente la responsabilità". "Fondamentale l’intervento del nostro consulente , un’autorità in materia, che si occupa della sperimentazione e di quanto occorre per portare le barriere, che evolvono continuamente, ad un livello di sicurezza sempre più importante. Per noi è stato un supporto fondamentale in una materia tecnicicissima".