PINO
Cronaca

Inni all’uomo del Monte. Per essere come Sinner. Lovaglio deve vincere la ’sua’ Coppa Davis

Due anni alla guida della banca, fu designato con i conti in perdita. UniCredit pretendeva 8 miliardi per inglobare le filiali ricche, il petitum. per le cause era pesantissimo. Il coraggio di dire no alle richieste danni .

Inni all’uomo del Monte. Per essere come Sinner. Lovaglio deve vincere la ’sua’ Coppa Davis

Inni all’uomo del Monte. Per essere come Sinner. Lovaglio deve vincere la ’sua’ Coppa Davis

Pino

Di Blasio

Ma non è questa l’occasione per ricordare i ’successi’ di chi ha riportato a Siena la berretta cardinalizia due secoli dopo Antonio Zondadari. La cronaca porta in copertina l’altro potenziale emulo di Sinner, Luigi Lovaglio. L’attualità impone di fare i conti, analizzare, esaltare oppure mettere in discussione l’operato di chi guida il Monte dei Paschi da due anni esatti, dal 7 febbraio 2022. Colui che ha risollevato dalla polvere la banca più antica del mondo, che ha chiuso i bilanci con utili mai visti nella storia, che è tornato a redistribuire dividendi dopo 13 anni di perdite e conti magri, che ha issato il Monte sul podio delle banche redditizie, al terzo posto dopo UniCredit e Intesa Sanpaolo.

Utili e dividendi sono la punta dell’iceberg, ma è meglio non esagerare con gli inni all’indirizzo di Lovaglio. Primo, perché non lo esaltano più di tanto; secondo perché non fanno altro che rialimentare i brontolii dei Pietrangeli di turno. Di chi fa notare che gli utili da 2 miliardi sono frutto di poste straordinarie e irripetibili, come le riserve liberate dagli accantonamenti per le cause legali; o come gli alti tassi di interesse della Bce, che hanno arricchito banche e azionisti.

Sarà proprio questo il cuore del predicozzo domenicale. L’accostamento di Luigi Lovaglio a Jannik Sinner sta nell’aver generato tali contingenze positive da situazioni sfavorevoli, dando risposte vincenti ai passanti all’incrocio delle linee degli avversari. Il grande lavoro dell’amministratore delegato sta nell’aver ristrutturato tutta la Banca, di aver programmato in due anni, miglio dopo miglio, la navigazione di un vascello che era alla deriva. E ora ha tutte le vele spiegate e può prendere la rotta per porti accoglienti.

Quando Lovaglio è stato designato al Monte, il cda aveva appena approvato un bilancio in perdita per 178 milioni di euro. Pochi mesi prima il Tesoro aveva chiuso la trattativa con UniCredit, durata 90 giorni di verifiche, ispezioni e due diligence sui conti. Per fortuna il Governo non accettò le richieste di Andrea Orcel, 8 miliardi di euro da pagare perché UniCredit si prendesse le filiali più redditizie di Banca Mps, e lasciasse ad altri il peso delle cause legali, dei crediti deteriorati e di zavorre varie. Per fortuna la presidente Grieco e il cda non accettarono una proposta di transazione per risarcire con 400 milioni di euro, i danni patiti dai fondi di investimento rappresentati da Giuseppe Bivona. Qualche settimana prima, la Fondazione Mps accettò 150 milioni di euro per rinunciare a possibili richieste di oltre 3 miliardi di danni. Il Monte aveva allora 21.500 dipendenti, un rapporto costi ricavi al 70%, non aveva futuro né capitale, né prospettive.

Due anni dopo la situazione è radicalmente cambiata. Anche perché Lovaglio ha tenuto duro sui rischi delle cause legali. Ha replicato diverse volte, a chi gli chiedeva più soldi, che gli accantonamenti erano più che sufficienti e che i tribunali gli avrebbero dato ragione. Nel frattempo c’era chi inondava di lettere e diffide le caselle postali di Bankitalia, Consob, Mps, ministeri e redazioni minacciando sfracelli, invocando azioni di responsabilità, procedure concordatarie e piccole Armageddon per avere giustizia solo presunta. Le assoluzioni nei processi penali, unite ai verdetti di inammissibilità delle cause civili delle richieste avanzate dai Fondi e dai danneggiati, hanno dato ragione a Lovaglio e a chi riteneva ingiustamente esose le richieste. Bene ha fatto la Fondazione a transare; qualche mese dopo non avrebbe avuto neanche un euro.

Nei forzieri del Monte ci sono ancora 450 milioni di euro di petitum del fondi, bocciati dai tribunali, che potranno essere liberati per i bilanci 2024. Assieme a 2,3 miliardi di detrazioni fiscali e all’annuncio che per i prossimi dividendi ci saranno 600 milioni di euro. Il patrimonio è solido, il Cet1 è al 18,1%, c’è un capitale disponibile di 3 miliardi, Lovaglio può ricomprare in anticipo le quote della joint venture con Axa e avere le mani libere per trattare con Cimbri e Unipol, programmando con calma le nozze Mps-Bper. O fare altre operazioni da pari a pari, non da derelitti come con UniCredit. Le prime 300 assunzioni e il tavolo con i sindacati hanno riportato anche la pace interna, un giusto riconoscimento al grande lavoro dei dipendenti. Lovaglio ha vinto il suo Slam e tanti tornei Atp. Per essere Sinner gli manca la Coppa Davis, vincere un trofeo in nome del suo Paese. Nonostante lo Stato abbia la maggioranza, il Monte dei Paschi si chiama ancora di Siena.