REDAZIONE SIENA

Intercetta i detenuti, sospeso ispettore Registrato anche il direttore Renna

Interdizione di 9 mesi per un’agente del penitenziario: era già stato trasferito in un altro istituto. Indagato un commissario capo che avrebbe minacciato di inviare a una tv i colloqui del reggente

di Laura Valdesi

Non c’è pace per il carcere di Ranza a San Gimignano. Torna alla ribalta della cronaca dopo il caso delle torture nei confronti di un detenuto tunisino nel 2018, per cui è ancora in corso il processo a 5 della penitenziaria, a seguito di una nuova inchiesta. Che ha indotto il gip Agnese De Girolamo di Firenze a sospendere dal servizio un ispettore di 52 anni che vive nella nostra provincia. Nel 2021 lavorava nell’istituto, poi è stato trasferito in un altro penitenziario toscano. Avrebbe intercettato illecitamente persino i colloqui tra alcuni detenuti di Ranza e il direttore del carcere Giuseppe Renna, secondo il procuratore aggiunto Luca Tescaroli (in passato ha indagato anche sulla strage di Capaci e poi su ’Mafia capitale’) che ha coordinato l’inchiesta. Tuttora in corso ed emersa solo a seguito della misura interdittiva chiesta dal pm e accolta dal giudice però solo nei confronti dell’ispettore in quanto il reato sarebbe stato commesso nell’esercizio delle funzioni pubbliche. Rigettata invece per l’altro indagato, un commissario capo, 40 anni, accusato di abuso d’ufficio e violenza privata, difeso dall’avvocato Nicodemo Gentile. Anche lui non più a Ranza. Sarebbe stato proprio quest’ultimo a svelare al direttore, peraltro alla presenza di due delle funzionarie che avevano denunciato le torture a Ranza, che il suo lungo colloquio con più detenuti del 21 marzo 2021 era stato registrato. Creando una pressione psicologica nei suoi confronti allo scopo, ipotizza la procura, di impedire che si instaurasse un dialogo costruttivo con i carcerati. Lo avrebbe addirittura minacciato di rendere pubblico il contenuto inviandolo ad un’emittente televisiva.Cosa che non era accaduta perché il direttore aveva presentato una denuncia querela.

Non c’è un collegamento diretto fra la vicenda delle torture a Ranza e l’inchiesta sulle intercettazioni illecite nel penitenziario di San Gimignano. Certo è tuttavia che il clima particolarmente pesante nell’istituto a seguito del caso del 2018 è il convitato di pietra. Basta pensare alle date: il 17 febbraio 2021 il gup condanna per torture e lesioni con rito abbreviato 10 agenti che avrebbero fatto parte di quella che è stata definita una sorta di ’falange’, circa un mese dopo la procura di Siena veniva informata delle presunte registrazioni illecite a Ranza, unitamente al provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria di Toscana e Umbria. Le indagini non avrebbero consentito ad ora di stabilire chi è stato a realizzare le registrazioni una copia delle quali è stata rinvenuta in una chiavetta usb nella disponibilità del commissario capo.

L’ispettore sospeso per 9 mesi dal servizio, difeso dall’avvocato Alessandro Betti, è accusato di aver intercettato fraudolentemente numerose conversazioni telefoniche dei carcerati fra il 2020 e il 2021 (sarebbero state poco meno di dieci) archiviando i file audio nel suo computer. E’ indagato anche per abuso di ufficio perché, fuori dai casi previsti dalle legge, aveva intercettato anche colloqui tra i detenuti addirittura all’interno delle celle: sarebbero stati 156 nel novembre 2020, senza alcuna autorizzazione. Inoltre, quando la sua casella di posta era già stata sequestrata, è entratato all’interno abusivamente, mutando la password e utilizzando la posta per ragioni personali. Di qui anche l’accusa di violazione di sigilli. Nel corso dell’inchiesta sarebbe emerso tral’altro che sullo stato di whatsapp aveva pubblicato una frase dove reputava ingiusta la condanna dei dieci colleghi per torture.

La misura interdittiva è stata eseguita giovedì dai carabinieri che hanno svolto l’indagine insieme alla polizia postale, coordinati dalla procura fiorentina (anche se i fatti sono avvenuti a San Gimignano) in quanto ci sono reati di competenza distrettuale. Ispettore e commissario capo sono stati già ascoltati, come prevede la legge, dopo che il pm Tescaroli il 18 marzo scorso aveva chiesto la sospensione dal servizio per entrambi.