
"Qualsiasi forno crematorio, che si accende e si spegne per ricuperare le ceneri del defunto, ha maggiore capacità inquinante rispetto ai termovalorizzatori i quali lavorano a temperatura costante e, per le direttive europee, devono stare lontani almeno 500 metri dall’abitato". È l’accusa di Italia Nostra che interviene, attraverso la presidente della sezione senese, Laura Comi, sul caso del Laterino. Nei giorni scorsi le analisi dell’Arpat hanno evidenziato un inquinamento da polveri, prodotto dalle emissioni del nuovo forno crematorio e di conseguenza la Direzione Ambiente ed Energia della Regione ha emesso un decreto di diffida alla ditta per interrompere l’ attività dell’impianto. Due giorni fa l’assessore Appolloni ha chiarito di essere a disposizione dei cittadini e di valutare se esistano i presupposti per dichiarare il Comune parte lesa. Italia Nostra torna sulla questione.
"Anche l’abitato adiacente, che conta numerose scuole, dall’università alla materna, subiva lo stesso inquinamento, deleterio per la salute dei giovani. Ricordo lo studio fatto una ventina di anni fa dall’Istituto di Statistica dell’Università di Firenze che, prendendo come epicentro l’inceneritore di Campi Bisenzio e studiando l’incidenza di malattie nel territorio circostante per decine di chilometri, ha riscontrato la comparsa di tumori, malformazioni e infiammazioni croniche, in massimo numero nel territorio intorno all’inceneritore, incidenza che diminuiva progressivamente con la lontananza da esso. Invece il nuovo forno crematorio del Laterino è stato collocato a distanza inferiore a 100 metri dall’abitato: è evidente che il cimitero dal 1942 in poi, ha funzionato in deroga alle leggi. Perché allora scegliere proprio il cimitero del Laterino, già carico di inquinanti, per il forno crematorio, che veniva progettato ampliato di quasi sei volte? Altri cimiteri a notevole distanza dall’abitato, si sarebbero dovuti preferire".