MASSIMO BILIORSI
Cronaca

La bellezza immortalata dall’alto. Quando non c’erano i droni

Una foto una storia Il profilo sinuoso ed elegante del centro storico nello scatto di Augusto Mattioli

Siena vista dall’alto nello scatto di Augusto Mattioli

Siena vista dall’alto nello scatto di Augusto Mattioli

Se dobbiamo dare un titolo alla foto di Augusto Mattioli, dovrebbe essere più o meno "quando non c’erano i droni". E quindi ogni fotografia era un azzardo, una ipotesi. Per prendere la città dall’alto si organizzavano voli, qualche volta venivano noleggiati aerei speciali con un sottopancia aperto e predisposto alle riprese e alle fotografie. Adesso con i droni è tutto più facile, non solo si scattano migliaia di foto, ma possiamo portarci ovunque senza nessuna difficoltà. Ho sempre pensato ai droni come una felice invenzione.

Adesso, visto l’uso che se fa in guerra, sono un po’ meno convinto. Ma torniamo al soggetto della foto: è una Siena molto reale, immobile, quasi compiaciuta di sé stessa. Ma falsamente autosufficiente. Non ha molte vie di uscita la "cristallizzazione" del suo essere. Per questo la fotografia è lo specchio fedele e la responsabilità del potere sembra che abbia sempre lo stesso filo conduttore. L’egemonia trasversale è una tentazione di comodità a cui è difficile dire di no. La storia sta pronta a ricordarcelo. Intanto le preoccupazioni aumentano: ricchezze quasi esaurite, una comunità che non si riconosce più, perdita di identità e crepe economiche non indifferenti, quasi un contorcersi su sé stessa.

Ai problemi globali, come l’ordine pubblico, se ne aggiungono altri più mirati. Il potere della qualità non ha poi adesso molta forza, pochissime energie. Solo con la qualità, nei vari settori, si può sperare di costruirsi un domani. Aspettare che qualcuno, dai governi regionali e nazionali, lo faccia non è più pensabile ma forse non sarebbe nemmeno giusto. Siena è una distesa di case inoffensive. Non fa invidia a nessuno, se non per la immutata bellezza. Ma di quella oggi, ce ne facciamo così poco. Abbiamo bisogno di ricostruire una classe pensante, dove ognuno fa il suo mestiere.

È tanto che lo diciamo. Si rischia di essere come uno splendido ed arroccato centro etrusco, minato alle fondamenta, non più abitabile se non per visite brevi e turistiche. Molto di più dell’effetto Venezia. Una sorta di cinecittà con i palazzi belli davanti e vuoti dietro. Anche il Palio non è certo esente. Resta la forma ma poca sostanza. Per questo la vecchia visione dall’alto ci evoca nostalgie. Ma con quelle, e la retorica del bel tempo che fu, non ci facciamo un granché, se non commuoversi davanti a questo appassionato scatto dal cielo.

Massimo Biliorsi