
Don Stefano Buri con il gruppo salesiano davanti al Colosseo
Colle di Val d’Elsa: cento giovani in cammino tra il Giubileo degli Adolescenti e l’ultimo saluto a Papa Francesco. Un viaggio che resterà scolpito nei cuori di molti. Circa cento giovani, tra educatori e ragazzi colligiani hanno vissuto giorni intensi e indimenticabili a Roma, partecipando al Giubileo degli adolescenti e, in un intreccio di emozioni inattese, ai funerali di Papa Francesco. A guidarli, don Stefano Buri, con il gruppo salesiano, e don Giuseppe Acampa come parroco dell’Unità Pastorale delle parrocchie di Colle Alta. Due presenze fondamentali che hanno accompagnato i ragazzi in un cammino che è diventato pellegrinaggio dell’anima. Roma li ha accolti con il suo volto più bello: piazze gremite di giovani, sorrisi, mani tese, preghiere che si alzavano nel cielo di primavera.
I ragazzi hanno partecipato con entusiasmo alle celebrazioni del Giubileo, immergendosi in un clima di gioia e condivisione. Camminando tra le vie della città eterna, hanno respirato la forza di una Chiesa giovane con in testa e nel cuore gli insegnamenti del Pontefice. Mentre i grandi della terra facevano la loro sfilata pensando di aver capito il messaggio di pace di Francesco o forse volutamente non ascoltandolo, la risposta più bella è stata quella di una marea di giovani che sventolavano il sorriso e invocavano la pace, nonostante il dolore, il silenzio, le lacrime, ma anche la consapevolezza di vivere un momento storico. In un’atmosfera sospesa e intensa, i giovani si sono ritrovati in Piazza San Pietro per l’ultimo saluto al Pontefice che li aveva sempre esortati ad avere "il coraggio di sostituire le paure con i sogni. Non siate amministratori di paure, ma imprenditori di sogni!". In quelle ore sospese, tra il dolore della perdita e la bellezza della speranza cristiana, il cammino dei ragazzi ha assunto un significato ancora più profondo. Non si è trattato solo di assistere a un evento, ma di sentirsi parte di una Chiesa che piange, spera e riparte, affidandosi ai giovani come custodi e artefici del domani. "Ora i nostri giovani portano con loro un’esperienza concreta, fatta di volti, incontri e scelte di fede – afferma un educatore –. Non solo un ricordo da custodire, ma una responsabilità da vivere ogni giorno, nelle loro comunità e nella loro vita: quella di essere segni di speranza, testimoni di una Chiesa che cammina con i giovani e per i giovani".
Lodovico Andreucci