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Il protagonista Scott Foley in una delle tante scene girate a San Quirico d’Orcia
Per fortuna c’è l’austera geometria degli Horti Leonini, all’inizio e alla fine del film, ci sono gli scorci di palazzo Chigi e la grazia antica del centro di San Quirico. Per fortuna c’è, spesso, la Valdorcia a fare da quinta a ‘La dolce villa’, film dalla trama esile come il gioco di parole del titolo, che giovedì ha esordito su Netflix. Le riprese hanno toccato anche Pienza e Montepulciano (qui, per esempio, molte scene sono girate nella biblioteca archivio di Palazzo del Capitano), ma è San Quirico la protagonista assoluta di gran parte delle riprese. Non tutte, perché il casolare al centro della vicenda si trova nel viterbese.
A San Quirico, ribattezzato Montezara, si svolge la vicenda. In breve la trama, senza svelare il finale: un imprenditore americano (Scott Foley) e la figlia (Maia Reficco) si trovano ad acquistare un casale di campagna che la sindaca di Montezara (Violante Placido) mette in vendita a un euro, come altre proprietà, con l’obiettivo di ripopolare la propria terra "perché i giovani se ne stanno andando tutti a Roma e Milano". Da qui una serie di peripezie, avvitate intorno al filone romantico cucito addosso a un’uscita alla vigilia di San Valentino, che avranno una conclusione tutt’altro che inimmaginabile.
Di Montezara-San Quirico si sa in realtà solo che è in Toscana, pur non mancando accenni qua e là – salvo omissioni – al territorio: “Questo è un Brunello di Montalcino locale (sic)”, si dice al ristorante all’ospite americano, al quale più tardi alla fontana in piazza della Libertà – dove sono ambientate molte scene – saranno offerti pezzi di panforte da un cestino, oppure decantata la bontà del prosciutto di cinta. Ci sono poi calici di vino rosso che spuntano in scena più volte, anche in contesti un po’ sorprendenti. Il tutto in un’atmosfera super patinata dove, per fortuna, qualche squarcio del fascino della Valdorcia irrompe per infondere un po’ di bellezza autentica.
Complessivamente, per una terra che ha ospitato decine di set e film premi Oscar, un’occasione che pare colta solo in parte, anche per la non particolare incisività (diciamo così) di una produzione pure così rilevante, che magari però incontrerà i gusti del pubblico americano. Curiosi i ringraziamenti nei titoli di coda, dove si citano “Towns, human residents, dogs and cats of San Quirico d’Orcia, Pienza and Montepulciano in Toscana”, cioè le città, i residenti ma anche i cani e i gatti. Tutti insomma.