
di Cristina Belvedere
Ha dei grandi occhi azzurri e la voce profonda Tatyana Solomakha, ucraina di 49 anni che lavora a Siena come badante. Lei era tra le donne che hanno partecipato alla manifestazione contro la guerra organizzata nei giorni scorsi in piazza Duomo. In quell’occasione sventolava la bandiera azzurra e gialla del suo Paese, cantando tra le lacrime canzoni dedicate alla patria e alla forza del popolo ucraino. Anche Tatyana è molto forte. Ha la bellezza di chi è fiero delle proprie origini e della propria cultura, per questo si sta adoperando in prima persona per raccogliere aiuti da portare oltre confine a chi è rimasto a vivere e a combattere in Ucraina.
Tatyana lavora dalle 8,30 alle 19, facendo assistenza a una persona anziana nel centro storico di Siena. La sera prende l’autobus e torna in un appartamento preso in affitto a Sovicille. Da qui si collega con la famiglia rimasta a Čerkasy: "Là ci sono mia figlia Oxana di 29 anni con mia nipote, la piccola Maria di 8 anni. Sono rimaste con mia madre Ekaterina, 73 anni. Lei non vuole andare via, non vuole lasciare la casa, gli animali e l’orto in campagna. Loro stanno a 120 km da Kiev, per ora la situazione è tranquilla, hanno elettricità e Internet, ma in futuro chissà... ".
Anche se i familiari di Tatyana decidessero di fuggire, ora sarebbe molto difficile: "Il ponte è stato distrutto e le strade anche – è il triste racconto –. Muoversi in auto è molto pericoloso e prendere il treno significa viaggiare per 20 ore fino a Leopoli restando in piedi perché i convogli sono affollati".
Le donne di casa Solomokha sono rimaste sole: "I nostri uomini sono al fronte o come militari o come guardie nazionali", si sottolinea con orgoglio.
I contatti di Tatyana con la famiglia sono quotidiani: "Finché funziona Internet ci sentiamo attraverso Whatsapp – spiega –, io penso a loro continuamente". Per questo è stretta la collaborazione con il negozio in via dei Gazzani dove si raccolgono materiali, cibo e medicinali da spedire in Ucraina: "Facciamo il possibile – sottolinea –, mandiamo aiuti ai militari, alle donne e ai bambini rimasti senza niente. Domattina (oggi, ndr) sarò presente alla partenza del convoglio diretto a Ternopil’".
Nel giorno della Festa della Donna Tatyana sospira: "E’ difficile mandare un messaggio in questo momento. L’unica cosa che conta è la pace e credo che tutti, alla luce dell’aggressione della Russia all’Ucraina, ne abbiano capito l’importanza". Poi quella che sembra una riflessione a voce alta: "Noi ucraini siamo forti, siamo pronti a tornare nel nostro Paese, a lavorare e a ricostruire le nostre case. In Russia c’è la propaganda, non so quanti abbiano effettivamente capito costa sta succedendo. Certo, c’è anche chi è lucido e per questo è sceso in piazza a protestare. Ma in Ucraina come in Italia si dice che ’il pesce puzza dalla testa’". Il tempo a disposizione è finito: Tatyana deve tornare a lavorare ma, pensando alla manifestazione in piazza Duomo contro la guerra, trova il tempo di aggiungere: "Noi donne ucraine abbiamo cantato sventolando la nostra bandiera, ognuna pensando alla famiglia lontana. In passato ho fatto assistenza a un anziano che era stato partigiano e mi raccontava della Seconda Guerra mondiale, della fame, del freddo in montagna e della minaccia tedesca. Mi ha insegnato ’Bella ciao’ e ora questa canzone è diffusa anche tra noi ucraine. La cantiamo pensando ai nostri figli, ai nostri mariti e ai nostri fratelli che ogni giorno e ogni ora si trovano ad affrontare la battaglia".
Tatyana conclude: "Quanto a noi che siamo lontane, possiamo solo riunirci e pregare per i nostri uomini, sperando nella pace".