PINO
Cronaca

La lista delle Fondazioni da rivedere per legge. Il ministro Urso regola anche il Biotecnopolo

Entro giugno il titolare del dicastero delle Imprese varerà un decreto legislativo per ripensare alle strategie e alle dotazioni di enti inattivi finanziati con soldi pubblici. Siena nell’elenco ma non per colpe sue.

La lista delle Fondazioni da rivedere per legge. Il ministro Urso regola anche il Biotecnopolo

Pino

Di Blasio

Sono passati 11 mesi, nel frattempo Nicoletta Fabio è stata eletta sindaco (il ministro Urso era venuto a Siena per lanciare la sua candidatura); Marco Montorsi è diventato presidente della Fondazione Biotecnopolo, subentrando a giugno a Silvio Aime; sono entrati vecchi e nuovo consiglieri e sarebbero parcheggiati in un conto presso la Banca d’Italia 140 milioni di euro dei 337 previsti dalla legge finanziaria per il Centro antipandemico Nazionale. Da mesi gli altri ministri soci fondatori, soprattutto Anna Maria Bernini (Università e Ricerca) e Orazio Schillaci (Sanità) annunciano modifiche allo statuto già pronte, con solo qualche dettaglio da limare. E invece tutto sarebbe bloccato perché il ministro Adolfo Urso vuole far approvare, entro giugno è la sua promessa, il disegno di legge che dovrà mettere ordine alla matassa ingarbugliata delle Fondazioni scientifiche. E che, quindi, ha inserito la Fondazione Biotecnopolo nel calderone degli enti inoperosi.

Lo staff del dicastero delle Imprese l’ha ribattezzata la "legge sulle tecnologie emergenti". La strategia resta la stessa rivelata a chi scrive 11 mesi fa, nell’auditorium Bellaveglia della Cna a Siena. Perfino i nomi degli enti da riordinare, i presidenti e consiglieri da rimettere in riga, i casi emblematici additati dal ministro sono gli stessi. La legge Urso ha preso di mira diverse Fondazioni con centinaia di milioni stanziati in capitoli di bilancio che non sarebbero mai stati utilizzati.

Le nuove norme introdurranno cabine di regia e strutture di coordinamento, in qualche caso cambieranno le missioni e gli scopi delle Fondazioni scientifiche. Che coprono tanti settori, dal biomedicale all’intelligenza artificiale, dalla microelettronica alla transizione ecologica. Secondo il ministro Urso è una partita che supera il miliardo di euro di fondi stanziati e non spesi, oltre a risorse promesse per legge. E coinvolge decine di presidenti, consiglieri d’amministrazione e direttori.

L’operazione ’Legge sulle tecnologie emergenti’ dovrebbe riguardare le fondazioni Enea Tech Biomedical, Biotecnopolo di Siena, AI4Industry, Chips.IT e Tecnopolo Mediterraneo. Anche la Ugo Bordoni sarebbe nella lista, ma il Governo Meloni ha rinnovato il consiglio d’amministrazione e poi si è tranquillizzato.

Il caso che il ministro Urso e il suo staff hanno stigmatizzato più volte è quello dell’Enea Tech, fondazione nata nel 2020 con il Governo Conte II, creata per accelerare il trasferimento tecnologico dal mondo della ricerca a quello dell’industria e finanziata con 500 milioni di euro di soldi pubblici, spinta soprattutto dal Movimento 5Stelle. Con Draghi al Governo, cambia nome in Enea Tech Biomedical, l’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria è nominato presidente. La metà dei fondi va per progetti biomedicali, l’altra metà per la green economy e l’information technology. Ma a parte l’acquisizione di un’azienda, non c’è nessun trasferimento tecnologico. E il ministro Urso la boccia nella risposta a un’interrogazione parlamentare. Il Tecnopolo del Mediterraneo, sede a Taranto, è partito solo per le nomine. Ma ciò che irrita, e dovrebbe provocare la reazione delle istituzioni senesi, è l’inserimento della Fondazione Biotecnopolo in questo calderone di enti inutili.

Se il cda e il direttore scientifico Rino Rappuoli non hanno dato corpo a progetti e iniziative per avviare il Centro antipandemico, è perché il Governo e i quattro ministri fondatori non hanno ancora fornito le nuove regole di ingaggio. A parte le 30 borse di studio finanziate anche da una dozzina di Università, i 140 milioni di euro della prima tranche del fondo complementare al Pnrr di 337 milioni sono congelati in Bankitalia. E, a turno, i ministri hanno sempre risposto che bastava aspettare il nuovo statuto, con il direttore amministrativo per avviare un centro che serve all’Italia per difendersi da tutte le pandemie, antibiotico resistenza compresa. Mentre loro accampavano scuse o si creavano alibi, il ministro Adolfo Urso, anche lui socio fondatore del Biotecnopolo, continuava a lavorare al suo disegno di legge per regolare una partita da un miliardo di fondi pubblici. Altro che imminente, la soluzione per il Biotecnopolo non arriverà prima di giugno. E dalle premesse sarà più una stretta che un disco verde.