Nel 1989 sono due secoli dalla dichiarazione dei diritti dell’uomo. A Siena si ricorda la rivoluzione francese. E questo sarà un Palio e un drappellone giacobino. Senza mezze misure. Le polemiche investiranno un grande artista, Gerard Fromanger. Un pittore fuori da canoni, amante della comunicazione moderna, di un linguaggio che parte dalla pittura e arriva alla cartellonistica. Duttile e magnifico esecutore. M anche innovativo e quindi a tratti dissacrante.
Ecco che l’Assunta è ritratta con una straordinaria originalità, si accompagna a un carrozzino. Alcuni criticano la scelta, la voce più autorevole che si alza contro l’opera è quella dell’arcivescovo Ismaele Castellano che non voleva benedire, come tradizione, l’opera del pittore francese. Conosciamo tutti i toni sempre molto cauti del religioso. Ma questa volta tuonò senza reticenze. E la polemica divampò. Poi, come spesso accade, le voci si placano e tutto rientrò dopo il successo del Drago con Benito, diamante nero che portò il Palio in Camporegio.
Gerard Fromanger era del resto un innamorato non improvvisato delle nostre terre. Dopo il Palio ho avuto il piacere di andare nella sua splendida casa-laboratorio di Montauto, nel cuore delle crete. Luogo di assoluta bellezza che splende proprio davanti a Siena. Qui ha dipinto molte delle sue preziose opere, qui ha lasciato il cuore e qui sicuramente è restato nella memoria di molti appassionati. Fromanger amava Siena quanto Parigi, era un artista completo ma anche un figlio del suo tempo, per l’uso libero e futuribile di un linguaggio che mette insieme tanti alfabeti diversi. Sempre con il comune denominatore di attrarre pubblico, persone che comprendono la sua genialità.
Le polemiche seppe scansarle senza aggiungere nulla, senza aumentarle, con una signorilità che ha pochi altri esempi. Sapeva benissimo che ogni opera che guarda davvero al mondo, è una sorta di terreno di battaglia fra idee diverse. Credo che nemmeno lo sfiorasse l’idea di essere blasfemo. Casomai autore di una particolare interpretazione del mistero del concepimento. Se osserviamo bene l’opera si comprende subito lo spessore di Fromanger, quel volo di uccelli che diventano le dieci protagoniste, i colori che accesi dominano gli sfondi dell’opera, la bellezza di un palazzo pubblico che sembra appartenere alla visione tremante di uno stagno che riflette il simbolo di una città. L’ocra è un colore che di solito va a nascondersi: qui è elemento di grande carattere, come la corsa di Benito che vuole vincere a tutti i costi, segnando un’epica lotta con il rivale Pytheos. Se vi capita andate a vedere nella sala delle vittorie del Drago questo capolavoro. A Fromanger farà piacere.
Massimo Biliorsi