RICCARDO BRUNI
Cronaca

"La magia del Campo. Il piacere di un ritorno. Gelmetti il maestro dei miei anni senesi"

Beatrice Venezi, ex allieva Chigiana dirigerà la Filarmonica Toscanini "Non ricordo quando è nata la passione del podio, guidare un’orchestra è complesso. Curiosa di vedere come reagirà il pubblico al programma".

"La magia del Campo. Il piacere di un ritorno. Gelmetti il maestro dei miei anni senesi"

"La magia del Campo. Il piacere di un ritorno. Gelmetti il maestro dei miei anni senesi"

In Piazza del Campo, ancora la magia della grande musica. Un incantesimo che stasera porterà a Siena persino il mare. Un altro concerto emozionante nel cuore della città, reso possibile di nuovo dalla collaborazione tra l’Accademia Chigiana e il Comune di Siena, con la Filarmonica Arturo Toscanini diretta nell’occasione da Beatrice Venezi.

Il concerto, che fa parte della programmazione del Chigiana International Festival & Summer Academy, è alle 21.30 e nel programma prevede l’Intermezzo sinfonico dall’opera ‘Manon Lescaut’ di Giacomo Puccini, la ‘Sinfonia del mare’ di Gian Francesco Malipiero e ‘Sheherazade’, la suite sinfonica di Nikolaj Rimskij-Korsakov tratta da ‘Le Mille e una notte’.

Per Beatrice Venezi (34 anni) è un ritorno importante, nell’ambito dell’accademia dove nell’anno nel 2012-2013 è stata allieva di Gianluigi Gelmetti.

Che effetto fa tornare in Piazza del Campo?

"Intanto un enorme piacere – dice Beatrice Venezi – dopo tanti anni. L’esperienza alla Chigiana mi ha lasciato tantissimo, sotto il profilo della formazione, ma anche su quello professionale e umano. Bellissimi ricordi delle estati a Siena, caldo a parte. E poi Piazza del Campo esprime una magia unica, irripetibile. Sono curiosa di vedere come reagirà il pubblico al programma che ho preparato a Parma con la Toscanini. Sarà un certo ispirato al mare, un elemento che ritorna nelle opere che eseguiremo".

La sua carriera è iniziata da giovanissima. Quando è scoccata la scintilla?

"Non ricordo il momento preciso in cui ho detto ‘voglio fare il direttore’, ma ricordo di aver sentito la necessità di esprimermi attraverso il linguaggio della musica in maniera diversa. Studiavo pianoforte, ma forse la cosa che mi mancava era tutto quel lavoro di relazione, empatia, per coinvolgere il gruppo, indicare la strada da seguire. Una componente che ho trovato qui. Dirigere l’orchestra è un lavoro complesso, c’è una parte artistica e una tecnica, ma anche una componente di quelle che oggi chiameremmo soft skill, capacità di ascoltare gli altri in primis".

C’è stato un momento nella sua carriera che ha rappresentato un punto di svolta?

"Ce ne sono stati due. Due cose recenti. Il primo sicuramente il debutto al Teatro Colòn di Buenos Aires, che è definito la Scala del Sudamerica. Dove non sono abituati ad avere donne sul podio e dove il livello culturale è molto alto anche sotto il profilo musicale. Quel momento ha segnato un prima e un dopo. L’altra esperienza è arrivata subito dopo, con l’opera contemporanea di Marco Tutino. Vederlo soddisfatto del mio lavoro mi ha fatto davvero grande piacere".

Ci sono state persone o mentori che hanno avuto un impatto significativo?

"In modo particolare sicuramente Piero Bellugi, il mio primo maestro di direzione d’orchestra, una grande persona. Ne conservo un ricordo fortissimo. Poi devo molto a Gaetano Giani Luporini, perché è stato lui ad avvicinarmi a Bellugi. E ovviamente a Gianluigi Gelmetti, con il quale ho studiato alla Chigiana".

Quale ruolo avranno le nuove generazioni di musicisti nel futuro della musica classica?

"Un ruolo di rinnovamento, che credo sia necessario. Ci sono tutta una serie di vizi che con gli anni le generazioni precedenti hanno preso nel considerare a volte la musica classica un qualcosa di elitario. Di accessibile a pochi. Invece vedo nei giovani la volontà di condividere, che è proprio di questa generazione che condivide tutto, anche sui social. Ne abbiamo bisogno, perché abbiamo bisogno di un pubblico sempre più ampio".